Monthly Archives: Maggio 2008

Eccedenze

di parole (profuse raccontando, per spavalderia o vergogna, per aver finalmente anch’io da dire, per convincere me stessa ad alta voce)

di ironie (mi mancano quegli occhi che le spegnevano in un lampo, costringendomi alla verità. Cercherò di ricordarli – quando sarà necessario tirare un sospiro e parlare sincero – perché non sia stato proprio inutile fissarli, e qualcosa mi abbiano insegnato)

di sogni (sedimentati negli anni, a strati come calcare. E ora sfido chiunque a soddisfare le attese)

Se vi va, sapete dove trovarmi.

Sabato 7 giugno,  ore 21  Teatro Alemanni
Via Mazzini 65 – Bologna
Associazione Culturale Il Capannone – Gruppo Teatrale “I Sognattori”
presenta

 “COOKIES. Vivi o Muori”

Regia: Brunella Zaccherini
Ingresso 5 euro

“cookies non è una trasmissione: è il destino"

[C’è un motivo se scrivo poco ultimamente]

(Dal Vangelo secondo Me)

M – Dai, ti piace il Magnificat di Bach?
I – Bah… è troppo… magnifico
M – Sai, è un magnificat.
I – Ma via, ce lo vedi Gesù che andava ai concerti di classica, sentendo roba così maestosa?
M – Vabbè che c’entra, lui aveva altro da fare. Ma adesso che ha più tempo libero per me lo ascolta

["Dio secondo me è un vecchietto seduto sulla panchina di un parco"]

Quarto d’ora

Ehi, tu, avrei giusto quattro cose da chiederti – quella che in altri tempi si chiamava preghiera, ora non so, lettera a babbo natale, lista della spesa, desiderata, vedi tu.

Guarda, basta che duri quel quarto d’ora. Un quarto d’ora di lucidità per dire quello che penso, come lo penso – no, non basterebbe ubriacarmi, ci ho già provato, mi vien sonno e sto zitta del tutto.
Quindi bisogna proprio che tu mi dia una mano.

Sai quelle cose, non so, che uno fa un respirone, di quelli che partono dalla pancia, poi, improvvisamente rilassato, sorride e dice. Dice affettuosamente, ma con decisione. Guarda negli occhi, si protende un po’ in avanti. Tiene una mano.

E non ha bisogno di ridere. Questo, ecco, è il primo indizio di sincerità. L’ironia scherma e difende, la risata asseconda, ammorbidisce. Bandiamo l’ironia e la risata. Un quarto d’ora senza dover risultare brillanti o sarcastici, né simpatici e accomodanti.

E poi – questo, davvero, per favore – lancia un sasso nell’ingranaggio, stacca la corrente, fa’ come ti pare, ma inceppa le conversazioni automatiche, dài. Le risposte che si susseguono necessariamente, più della notte al giorno; il pezzo di puzzle che toh guarda questo ha quattro buchi ‘spetta che cerco in archivio quello che s’incastra, dunque, se questo è il cielo, la sfumatura azzurro chiaro presso l’orizzonte, ecco, li ho tutti impilati qui gli azzurri-chiari, adesso lo cerco.
E invece fammici mettere un pezzo di prato, che so. Anche se resta mezzo fuori dall’incastro, anche se per farcelo stare devi prenderlo a manate fino a romperlo.

Rompiamo, cazzo.

Tanto l’immagine dovuta la so già, c’è sul coperchio, chisenefrega. A me interessa quella nuova, quella coi pezzi di prato in mezzo al cielo.

Quella mia.

[Pensatemi]

Ho creato un mostro

Ebbene sì, quella G. che compare in dialoghi assurdi,

quel famoso, pluricitato, miscredente, cinico, dinosauro, scrittore, villoso, sarcastico, preciso, sensibile, sentezioso, razionale, erudito, affettuoso, antiromantico, filologo, goffo, espansivo, ambizioso, enorme, buffo e borderline Giulione

ha aperto un blog: il Monte Analogo.

[ G – A post completato fammi sapere, che sudo freddo.
I – Non prenderlo troppo sul serio, è scherzoso.
G – Tu scherzi, ma sei come una mannaia
I – Mmm… quindi non lo pubblico?
G – Pubblica. Sei una mannaia gradita. Sebbene temuta. Odi et amo. Excrucior. Vado a docciarmi, poi torno.]

Ma quello che si cerca

"Comunque" disse il lettore "anche dagli errori si impara. Contengono una verità fraintesa ed è questa che in fondo interessa".
"Qual è l’errore più grave secondo lei?" chiese l’editore.
"Forse quello di porsi un fine sbagliato".
L’editore scosse la testa:
"I risultati dipendono solo dai mezzi che uno ha."
"Ma anche il fine è un mezzo per riuscire, non crede?".
Guardando verso la porta aggiunse:
"Il problema non è quello che si trova, ma quello che si cerca".

(Giuseppe Pontiggia, Lettore di casa editrice)

Travagli distopici.

"Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio.
Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro.

Il cronista racconta come sono andati i fatti, e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta
egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore."
(Antonio Di Pietro)

 

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’. 
Da quando sei partito, c’è una grossa novità: il governo vecchio è finito ormai, e ora tutto alla grande va. 
Per esempio, forse, lassù in Siberia, non troverai libri da comprarti per passare il tempo in treno: nessun problema, se trovassi un quotidiano italiano alla stazione. Non credere che non ti basterebbe per i diciotto giorni di viaggio: anzi, è probabile che ti avanzi.
Ricordi quel malloppino di Repubblica, che a volerlo finire tutto potevano bastare appena sei-otto ore? Pensa, oggi non saranno sufficienti due settimane. Seicento grandi fogli scritti piccolo, e la vittoria della democrazia: ora tutti, proprio tutti, hanno il loro diritto di replica.

Hai presente l’austriaco che violentò la figlia e la chiuse per vent’anni in uno scantinato? Bene, ne hanno pubblicato un’intervista di tredici pagine, in cui spiega come il suo gesto fosse stato dettato in realtà da un amorevole istinto di protezione. Naturalmente, anche la figlia ha le sue tredici pagine (per par condicio: pensa, contano ora anche il numero di caratteri!) in cui racconta la sua sofferenza. S’intende che anche il giornalista ha esposto il suo parere in merito, e altri spazi sono stati riservati al pm, all’avvocato difensore, alla fruttivendola – secondo cui l’uomo sembrava tanto una persona perbene – così come alla casalinga del palazzo di fronte, che aveva sempre sospettato che le urla non provenissero da film sadomaso.
In tutto, il servizio comprende cinquantaquattro pagine.

Immaginerai che è un’inezia, rispetto alla sezione Politica. Lì generalmente ogni tema viene trattato a puntate, dedicandogli un centinaio di pagine per numero: ogni parlamentare ha il diritto di esprimersi a riguardo.
Certo, l’attività legislativa ne risulta un po’ rallentata – la gazzetta ufficiale è l’unica ad assottigliarsi: esce con circa venti pagine ogni sei mesi – ma nessuno ha notato la differenza.
E poi, che importa questo, rispetto alla costituzionale libertà di parola? 

Al momento, il servizio più corposo dura da otto mesi, e riguarda le pendenze penali di alcuni politici. Dato che tendono a calunniarsi l’un l’altro, si garantisce a ciascuno la possibilità di negare i capi d’accusa e le condanne subite: in fondo, la parola di uno vale quanto quella dell’altro; chi può avere la verità in tasca?

Ovviamente, la televisione funziona allo stesso modo. Sono stati eliminate le inchieste giornalistiche faziose, i conduttori-opinionisti, le subdole riprese eseguite all’insaputa dell’interlocutore. Secondo la nuova legge sulla privacy, qualunque servizio va mandato in onda previo consenso di tutti coloro che sono stati filmati: ognuno ha il diritto di prendere visione del servizio completato e, se lo ritiene fazioso, porre il veto sulla messa in onda.
Non pensare che questo abbia cancellato chissà quanti programmi. Striscia la notizia, ad esempio, continua a prosperare – ed è anche più divertente, ora che ci sono solo le gaffes dei vip e non i serviziucoli più noiosi e disfattisti. 

E, comunque, dopo la Riforma dell’Informazione i programmi di approfondimento politico sono falliti da soli, per il loro audience infimo: perciò sono stati ridotti a uno soltanto, condotto da Vespa alle due e mezza di notte. Non ho mai resistito sveglia così a lungo, ma mi hanno detto che, per garantire la par condicio, non ci sono più ospiti in studio né giornalisti che pongono domande: in due ore vengono mandate in onda circa cinquecento interviste preregistrate di esattamente 20 secondi ciascuna. 

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico, e come sono contenta di essere in Italia in questo momento?
Forse ti chiederai il perché di tanta maniacale attenzione all’equilibrio nei media. Ma, capisci, è stato necessario prendere provvedimenti dopo le elezioni del 2012 – ti ricordi? Votò il 12% degli italiani – per combattere l’astensionismo.
La gente era sempre più confusa e sfiduciata verso i mezzi di informazione, sapeva che chiunque poteva mentire.
Ora, finalmente, sapendo che l’oggettività non esiste, ciascuno è libero di ascoltare tutti e farsi un’opinione sua.

Nonostante ciò, sembra che alle prossime elezioni i votanti scenderanno ancora al 4% – d’altra parte, personaggi come Grillo continuano a remare contro, e a confondere la gente violando sistematicamente le quote informative a loro riservate. Proprio lui, che teneva tanto alla correttezza dell’informazione.
Ma ora basta parlare di politica, altrimenti finirai per decidere di non prendere quel treno.

Vedi caro amico cosa si deve inventare, per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.

Babele

[Squarci di follia fra le Georgiche] 

G – fossi in te manderei una mail alla facchini. sicuramente ti spiegherà meglio di me
I – ma va là, sulla propedeutica c’è tutto. mi basterebbe leggerla.
G – ……GENIALE! LEGGILA.
I – vero?! è che la lessi in illo tempore
G – leggila hic et nunc
I – ma obliviscor in fretta.
G – intellego; proter hanc obliuionem perlege et perlege parecchiabus voltabus. hai gapit?
I – mh.

G – esame il…?
I – 4 giugno
G – you have time.
I – i don’t think so. i waste most of my time
G – you’re a big walking depression.
     and you don’t waste your time. you simply enjoy to … be a friend (oh my god)
I – i’m a big not-walking depression.
G – you ARE a GIGANTIC walking depression. at least, a depression on wheels, ok?
     DEPRESSION COMES ON WHEELS…
     …hilaries?
I – zì?
G – (come mi torna comodo ‘sto nome della 5)
I – (comunque c’era hilaria della prima)
G – (si ma preferisco il doppione della 5° perchè tu sei rara)
   at stetit hilaries, acri conterrita uoltu
   contractasque manus caelo flagitauit inani
   sic effata: "Pater, quid damni respicior nunc?"
   (merda, sono in buona!!!!) quasi quasi godo sessualmente!!!!!
   sembra la bibbia! fiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiico
   VENGOOOOOOOOOO
   SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
I – …
   questa cosa mi dà il voltastomaco.
G – pecchè?
I – sai, l’immagine di te che vieni scrivendo esametri
G – sono un giulionino! innocente e allegro

(Momento proustiano)

L’estate in arrivo ha un odore preciso – scende in piazza col cielo ancora blu chiaro alle nove – che contiene nell’ordine

un ritorno da sola di notte, con in testa una musica e il primo presagio-terrore di caducità
un ritorno insieme di notte, l’imprevisto stupore di trovarsi nel dialogo e l’idea di scommetterci
un attimo di quotidiana perfezione, una sera del tutto qualsiasi – rimasta famosa solo perché scritta, e scritta, quasi monito, appena prima di finire in pezzi.

Bisognerà aggiungerci qualcosa.

Quadretto

[Puntate precedenti:  e ]

– Dunque, eravamo rimasti al “ma non dovevamo darci del tu?”, vero?
– Già. E stavamo andando a un pub.
– Quello è irrilevante, ho idea che non ci arriveremo.
– Credo anch’io. Ma il viaggio è più interessante, non trova?
– Quindi ha deciso per il lei.
– Non possiamo rompere certe convenzioni narrative. Poi il pubblico non ci riconosce.
– Invece così sa che siamo sempre quei due coglioni.
– Esatto.
– Però a volte capitano cose strane.
– Sarebbe?
– Inaspettate. Fuori dalle convenzioni narrative. Vabbè, lei che ne sa, vegeta sempre allo stesso sportello Accettazione Curricula Sentimentali.
– Guardi che se ne vedono delle belle anche lì. Tipo lei.
– Io non sono “delle belle”…
– Non fa ridere.
– Uff. Bisogna concedere alle donne un po’ di vittimismo. Comunque, parlo proprio del genere di cose che di certo ai suoi utenti non capiteranno mai
– Perché?
– Perché loro sono accartocciati in sogni di carta come dentro al piumino di un letto freddo.
– Questa se l’è preparata?
– Vantaggi di esistere nella scrittura, tesoro.
– Comunque, non ho capito.
– Svantaggi di essere stato creato stupido, tesoro.
– Sei una stronza.
– Ehi, mi hai dato del tu.
– E’ una forma di ribellione alle convenzioni narrative. Così la smetti di dire che stiamo accartocciati nonsobenedove.
– Non era mica un’offesa. Era una tristezza.
– Eh?
– …Pensi mai… che si potrebbe non riconoscersi
– Cioè?
– Cioè io vengo da te no, ti descrivo la persona che cerco e ce l’ho bene in mente. Ti lascio anche il mio curriculum e tu o qualche tuo collega frustrato mi appendete in graduatoria. 
– Mh.
– Ma magari la persona che cerco non esiste. E ne esiste invece un’altra, che incontrerò senza badarci.
– Eh grazie, te l’ho detto dal primo giorno.
– Noi Bovary abbiamo i nostri tempi per capire.
– Spero che il tuo sia più breve e finisca meglio
– Anch’io. Ma capitano mai errori?
– Nella vita? Un casino.
– No, dicevo che so, uno scambio di schede e mandano la persona sbagliata a quella sbagliata.
– Vorresti la persona sbagliata?
– Oddio, perché? No!
– Secondo me sì. L’hai detto con uno sguardo speranzoso.
– Ti pare. La manderei via e sarebbe inutile.
– No. La terresti per vedere che succede. E saresti affascinata dallo scoprire che tutta questa storia di aspettative e romanzi è un’enorme minchiata.
– Scherzi? Vivrei nel rimpianto. Mi aggrapperei con tutte le forze al piumino di carta, e piangerei ogni sera leggendoci sopra una storia troppo diversa da quella reale.
– Mah…
– Avrei fallito la mia vita-quadretto. Certe cose non si correggono. Le prime volte non ritornano: la prima volta è una, e te la giochi lì. Il ricordo da narrare ai nipotini sarà uno soltanto.
– Poveri nipotini. Sai che palle, la Nonna dalla Vita Quadretto.
– Senti, se passi tutto il giorno a confrontare quello che hai con un tuo vecchio sogno,
– …E’ ovvio che ti prendi il palo nei denti. Il Vecchio Sogno si chiama Vecchio Sogno appunto perché non esiste.
– No! O sì… ma comunque rappresenta un bisogno.
– Sogno, bisogno. Buffo.
– E se la realtà non lo soddisfa, sogno o no, ci starò male.
– Avrai il rimpianto della vita-quadretto.
– Già.
– Così invece avrai il rimpianto della vita vera.
– …
– Oh, sono scelte.
– ……Non è così facile.
– No, non lo è. Nessuna scelta lo è, quando ti metti a pensarci.
– Meglio non pensarci?
– Mah, tu pensaci finché ti pare. Il fatto è che tanto poi la scelta accadrà da sola.
– Per qualche motivo futile.
– Esatto.
– Un po’ come darsi del tu. 
– Un po’ come darsi del tu.