Insufficienza

[Segue da questo] 

– Salve
– No, sono le 19.04, sto chiudendo
– Appunto
– Sono già fuori di quattro minuti, qui non pagano straordinari, mi dispiace, arrivederci
– Ma io l’aspettavo
– Tutti qui aspettano, signorina. Da sempre. Lei aspetterà fino a domani
– No, dicevo, l’aspettavo stasera
– Eh che crede, che glielo consegnino subito? Lei inserisce la richiesta, che va nel database, poi rimane in attesa che qualcuno inserisca un curriculum corrispondent
РPerch̩ non mi guarda in faccia?
– Guardi non è che con una bella faccia si ritardi l’orario di chiusur… oh, salve.
– Non si ricordava di me?
РNo non ̬ che non mi ricordavo, cio̬,
– Non mi ha guardato
– Beh sa è che dopo una giornata che… e poi lei mi direbbe che non conta.
– Cosa?
– Non c’era “bello”, tra i suoi aggettivi. Me lo ricordo sa.
– Se lo ricorda?
– Già. Non c’erano nemmeno affascinante, attraente, avvenente, elegante, figo, occhiazzurrato, prestante, scultoreo, sensuale,
– Li sa a memoria?
– In ordine alfabetico. Sono i più richiesti. Poi ci sono i moralisti che si sentono in colpa e preferiscono usare eufemismi, allora chiedono un tipo.
– Quello dovrebbe esser facile da trovare
– Bah. Io so solo che ritornano sempre.
– Chi?
– Quelli che hanno inserito una richiesta. Anche nel raro caso in cui troviamo una corrispondenza e gli inviamo un articolo, in genere lo rimandano indietro e tornano a modificare la richiesta. Magari avevano messo premuroso e poi correggono in chemilasciimieispazi.
– E lei cos’ha scritto?
– Dove?
– La sua richiesta
– Ah… uhm.. è di tanto tempo fa
– E non l’ha mai modificata?
– No, beh… tanto non risponde nessuno comunque
– La trovo un po’ vittimista
– …
– O potremmo dire frustrato
– …Beh, io stavo chiudendo, anzi, me ne vado a casa ch’è tardi
РDai, si ̬ offeso?
– No, fuggo dalla verità
– Quindi è vero ch’è frustrato
– Vorrei vedere lei, col lavoro che faccio
– E col tempo che ha aspettato
– E col tempo che ho aspettato.
– Sa che in spagnolo si usa lo stesso verbo per aspettare e sperare?
– Uh, buffo.
– Ottimistico. Aspettare significa avere una speranza.
– O sperare significa sopportare un’attesa.
– Prima o poi le attese finiscono
– Un po’ come le speranze.
– Il suo vittimismo peggiora, lo sa? Mi sto annoiando.
– Per me può andarsene
– No, non mi ha ancora risposto
– A cosa?
– Cos’ha scritto nella sua richiesta?
– Che importa? E’ roba vecchia
– A me importa.
РPerch̩?
– Lei si ricorda bene la mia. Anch’io voglio sapere della sua.
– Ahah, ma la sua era facile da ricordare. Mai sentite richieste più assurde! Cos’era pure? Spiritualità autogestita, abbastanza relativista, consapevole… che poi devo ancora capirlo, ‘sto cavolo di consapevole, cosa fosse
– E la sua?
– La mia, la mia…
– …
– Non c’è.
– Come? L’altra volta si era incavolato dicendo che
– Avevo detto ch’ero in attesa. Ma non ho mai inviato nessuna richiesta.
– Aspetta che qualcuna cada innamorata del suo curriculum, leggendolo per caso tra migliaia? Ne ha di autostima.
– Non ho mai inviato nemmeno il mio curriculum.
– …Oddio. Lo sapevo, sto sbagliando tutto. E’ gay.
– No.
– E’ un prete.
– No.
– Seminarista. Almeno chierichetto. Ciellino, dai.
– No. Potremmo dire spiritualità autogestita.
– Ah però. E allora perché?
– Così. Insufficienza di parole.
– O di coraggio?
– Serve coraggio per elencare aggettivi?
– Per mandarli in giro, un po’ sì.
– Preferisco mandare in giro me stesso
– Infatti se ne sta dietro questo sportello tutto il giorno
– …
– E non guarda nemmeno in faccia chi si presenta
– …
РE non racconta mai niente di s̩
– …
– A parte lamentarsi e dire ch’è frustrato, certo.
– Non è vero che non parlo di me. E’ che nessuno mi chiede. Tutti qui hanno troppo da parlare.
– Io le sto chiedendo
– Già a proposito lei chiede chiede ma non mi ha detto ancora nulla. Per esempio
– Dica
– Cosa vuole?
– Nella vita?
– Da me
– E’ pure piuttosto egocentrico. La prima domanda che m’ha fatto riguardava lei. Anche Petrarca fingeva di parlare a una donna per sbrodolarci se stesso.
– Oh, vada a quel paese.
– Se mi accompagna
РPerch̩ mai, io non rispondo a mezzo punto della sua richiesta, che le frega
– Lei che ne sa
– La conosco, la sua richiesta
– Ma non conosce se stesso
– Nemmeno lei mi conosce
– Già. Appunto.
– Appunto.
– Conosciamoci.
– In senso biblico?
– Poi ero io quella invadente.
– Scherzavo.
– Una birra?
– Non bevo.
– Neanch’io.
– Allora perché me l’ha offerta?
– Frasi convenzionali.
– Insufficienza delle parole.
– Esatto.
– Vede che mi capisce.
– E’ un pezzo che la capisco.
– Però mi smerda.
– La comprensione implica verità
– La verità implica delicatezza
– …
– …
– …Scusi.
– Prego
– Allora andiamo?
– Andiamo.