Monthly Archives: Novembre 2005

Cari 18 anni,

mi dicono dalla regia che, oggi, siete stati compiuti. Compiuti, terminati, vissuti, finiti, the end. Perciò volevo dirvi un po’ di cose, prima di salutarci.
M’avete fatto dannare come nessuno mai – ecco, considerando che siete gli unici anni di vita con cui abbia avuto a che fare, non è che la concorrenza fosse tanta. Lo so, sarebbe comodo avere due o tre vite da vivere contemporaneamente, ma pare che il Progettista non abbia previsto una simile eventualità. Proporrò l’emendamento.
Comunque, dicevo, avete cominciato veramente male; però apprezzo lo sforzo, ultimamente è stato saldato il debito formativo accumulatosi in quattordici anni, mica poco. E non c’erano nemmeno corsi di recupero di Esistenza. Sapete che l’altro giorno m’hanno detto che sono normale? Mi veniva troppo da ridere, è una parola atroce, tuttavia credo che nel contesto fosse interpretabile come una specie di complimento.
Immagino che mi mancherete, come al solito; sono cambiate un sacco di cose, e io sono allergica al cambiamento, alla perdita, alla conclusione, all’irreparabile. Mi affanno tanto per tenere il controllo, per affermare una specie di potere sulla mia vita; poi toh, arriva un Tempo qualunque a dirmi eh no cara, guarda che ogni tuo giorno lo hai preso a noleggio, è ora di renderlo e pagarne il prezzo. Si paga in grammi di nostalgia; e sarò buono, pagherai solo per i giorni che ti hanno soddisfatto. Gli altri gratis: non ti mancheranno. Ma non credere che ti rifonderò i danni.
In ogni modo, penso che non ve ne andrete mai; di voi mi porto appresso il fardello di buone e cattive conseguenze. Nel vostro torbido mi sono rimescolata e mi sono conosciuta – un poco, giusto un poco, ché sto appena cominciando.

Maggiorenne: agg. e s. m. e f.; si dice di chi ha compiuto la maggiore età e ha pertanto acquistato la piena capacità giuridica di agire.
Seh, giusto “giuridica”. Perché quanto alla capacità di agire, quella c’è da sempre.
E’ la capacità di non fare cazzate, che ogni tanto manca. Per questa, una maggiore età non l’hanno inventata – anche perché quasi tutti morirebbero prima di raggiungerla.

Piuttosto, dovendo scegliere una definizione, mi piace pensare che la maggiore età sia il contrario della minorità kantiana: minorità é l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro.
Nel mio intelletto ho abbastanza fiducia, và, non facciamo i falsi modesti; e può darsi che qualche volta io sappia pure cavarmela senza la guida di un altro. Ma le idee sono virus che t’entrano dentro e imbrogliano il dna per farsi replicare abusivamente, spacciandosi per una parte di te. Forse è utile prenderne qualcuno, tutta esperienza, tutti anticorpi. E poi è divertente – questo quinto anno sarà anche faticoso, eppure tra una noia e l’altra c’è una specie di bombardamento intellettuale di ogni colore e di tutte le forme, che m’intriga come mai prima. Mi ritrovo a setacciare tonnellate di pensiero, cercando di intravedere sul fondo della griglia una qualche sagoma che mi assomigli – però non posso trovarla, perché non so a chi dovrebbe somigliare. Chissà chi è, ’sta diciottenne.

Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.
Quanti cancelli sono stati chiusi, cari 18 anni. Qualcuno accostato, qualcuno sbattuto con violenza, altri tanto arrugginiti da non potersi riaprire. Ma ancora più numerose sono le strade e le porte che s’intravedono da lontano, aperte o socchiuse; il problema è soltanto scegliere. Quasi inutile cercare di intuire il paesaggio che mi aspetta, alla fine si scommette in base a futili circostanze, sperando bene. Tanto, trarre il meglio da qualunque strada è un compito che spetta a me. Così mi basta continuare ad andare, guardando un po’ indietro e un po’ avanti, col mio setaccio in mano; tentando di godermi una buona passeggiata.

Festa

regali sparsi

Credo di essermi divertita a una festa per la prima volta in vita mia.
Ho cercato di intristirmi un po’ con l’intramontabile malinconia post-baldoria, vagando nella desolazione di bicchieri rovesciati e bottiglie vuote; raccontandomi, che so, qualcosa di poetico sul tempo che fugge, o mettendomi a contare gli invitati disertori e quellicheavreivolutoinvitaremaèinutileormaisonopassati. Ché ci avevo pensato, alla festa utopica dei diciott’anni in cui riunire idealmente tutti quelli a cui ho voluto bene (ma pare che loro siano già riuniti, in qualche posto dentro di me).
E invece poi ho alzato il volume, e ho cominciato a gironzolare per la casa vuota, cantando Gli anni e raccattando monnezza.

Cosa vuoi, il tempo passa per tutti lo sai
nessuno indietro lo riporterà neppure noi…

[Andare alla coop sotto la neve, fare il carrello tenendo in braccio sei birre, le amichevoli prese per il culo all’AC, Luca che schitarra per due ore di fila, Sandro che mi vuole convincere di essere intonata, le candeline che mi hanno obbligato a mettere, il brachetto che in fondo non fa troppo schifo, i sangiacomini che mi regalano Einstein, il braccialetto che non porterò mai o forse dovrò per non essere scortese, tacere ascoltando gli spettegolamenti altrui, ammucchiarsi in quattro sul lettone, l’Ele che parla nel sonno, il tè verde al mattino, Aldo Giovanni e Giacomo in divx, il rum che ho nascosto nell’armadio. Ecc, ecc ecc. ]

Lotte

E dopo che avrai squartato il nemico,
soldato
dopo che l’avrai umiliato e trascinato per il campo,
quando gli avrai marchiato in fronte la tua
verità
– che la folla avrà cucito sulla sua bandiera –
Impugnerai orgoglioso quella potente ragione

Allora un bambino
ti chiederà di mostrare le mani
e tu
le troverai vuote

[Ma non puoi rinunciare a combattere]

Con lui abbiamo iniziato, con lui abbiamo chiuso

programma del concerto di Nordio del 16 novembre 2005

L’amicizia è finita,
andate in pace

Amen

Liberi com’eravamo ieri,
dei centimetri di libri sotto i piedi
per tirare la maniglia della porta e
andare fuori
come Mastroianni anni fa,
come la voce guida la pubblicità
ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già
Troppo cerebrale per capire
che si può star bene senza calpestare il cuore,
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi
come sulle aiuole.
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini
per scivolare meglio sopra l’odio,
Torre di controllo aiuto,
sto finendo l’aria dentro al serbatoio…

(S. Bersani)

[Ha anche suonato male (dice lei). S’è fermato quando ha perso un crine – e nessuno l’ha raccolto, stavolta]

Lezione di Fisica

(Post comprensibile solo a chi sa il mio cognome)

I – Allora… la capacità di un conduttore è uguale a Q fratto V e si misura in…? [indicando me stessa]
E – Ehm.. Volt…
I – No…[indicando me stessa]
E – Watt…
I – No!!! Dai… si misura in… [continuando a indicare me stessa]
E – Ehm… in Ila?
I – [rotolandosi dalle risa] Ma no! Farad!

(…Un po’ come quando Venturi mi salutò dicendomi “sei un gerundivo”).

[Sniff. Come farò quando non dovrò più dare lezioni sgangherate ad allievi più sgangherati di me?]

Meditate che questo è stato

Se avete stomaco sufficiente, guardatevi questo.

http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/body.asp

Parliamo tanto della memoria e dei vecchi olocausti, quelli che non fanno più male, quelli dove i Buoni hanno già vinto e la favola è finita.
Ma non ci lasciamo distrarre. Affinché nessuno possa dire, tra cinquant’anni, che ci siamo alleati con loro perchè non sapevamo.

Autunno

albero autunnale

Giovanni allucinato

ritratto a matita di giovanni

Vi assicuro che quest’uomo è davvero così.
(La cosa terrificante è che è pure mio amico)

[Uff… potevo andarmene all’artistico e non fare un cazzo dalla mattina alla sera!]

Al mondo (me compresa)

E adesso smettetela di voler essere qualcun altro, toglietevi le maschere e stracciate gli abiti sgargianti, lasciatevi dietro le frasi di circostanza e le rassicuranti formalità; assordate in un sussurro le grida arroganti, disarmate le sentinelle in avanguardia e abbattete le mura difensive, scendete dai trampoli su cui v’arrampicate fingendo d’esser grandi e bruciate tutti i metri e le bilance.
Allora forse – in un mondo che non c’è – bussando a qualche porta ci sarebbe presto aperto, e potremmo accomodarci sul divano di ciascuno senza l’obbligo di offrire né cortesia di accettare, senza temere del disturbo né scusarsi del disordine. Tranquillamente andremmo a passeggiare gli uni dentro gli altri, presentando al nostro ospite nient’altro che noi stessi.

Cip.

cinguettii

 

– Che tempo fa?
– Le sette. E tu?
– Ha dei ridicoli capelli verdi
– Guarda, hanno messo gli scheletri sulle pareti
– Io li tengo nell’armadio
– Come va?
– Bene tu?
– Bene grazie
– Quella ha scritto iceberg sui jeans
– Beh?
– Ha un iceberg nel culo
– Cosa?
– Che buffo!
– Ah, già. Adesso rido.
– E’ tardi
– Ahahahaha
– Come?
– Scusa era la battuta prima
– Ho perso il segno
– Io il senno
– Sulla luna?
– Orlando!
– Innamorato?
– Furioso
– Furiosamente innamorato
– Innamoratamente furioso?
– Sei pazzo
– …furioso!
– Penso mi porterò a casa una zucca vuota
– Io ce l’ho già
– Quando finisce la festa?
– Ieri
– Come va?
– Bene tu?
– Bene grazie
– Mi sento osservato
– Grande fratello?
– No adesso c’è la talpa
– Dicevo quello di Orwell
– Ah la talpa non è di Orwell?
– Come va?
– Bene tu?
– Bene grazie
– Quella pare bambola Ramona
– Chi?
– Non guardi la talpa?
– Non leggi Orwell?
– Però vado a teatro
– Life’s but a walking shadow, a poor player that struts and frets his hour upon the stage
– And then is heard no more*
– The stage
– Capito?
– Il palco
– Siamo su un palco
– Era un’antenna
– Continuo a sentirmi osservato
– Click
– Era una foto?
– Te l’avevo detto
– Forse era Dio
– Sta alla finestra dell’ultimo piano
– Nel bagno?
– And then is heard no more
– No more…
– Ma c’è la memoria
– I Sepolcri
– Bah
– Signifying nothing
– Nothing?
– Cip

[Avete mai visto una commedia dell’assurdo?]

*Shakespeare, Machbeth, atto V
“Life’s but a walking shadow, a poor player that struts and frets his hour upon the stage, and then is heard no more. It is a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing.”
“La vita non è che un’ombra vagante, un povero attore che avanza tronfio e smania la sua ora sul palco, e poi non se ne sa più nulla. E’ un racconto fatto da un idiota, pieno di grida e di furia, che non significa niente.”