Monthly Archives: Maggio 2006

-10

hanno scritto nel nick. Qualcuno si diverte a contare il tempo, come non bastasse lui a contare noi, a scandirci ogni capello. Ho letto -10, e ho avuto paura.
Ma solo un attimo. Ci conosciamo bene, io e la mia nostalgia; ce l’ho sempre appresso, appiccicosa, incollata; gocciola giù dagli stipiti delle porte, dalle panchine, dal bordo della cattedra. E ora che avrebbe tutti i motivi di presentarsi d’improvviso a gridarmi in faccia il ticchettar dei secondi, mi ritrovo tranquilla a salutarla cortese, come si fa per una visita attesa. Un po’ sgradita, certo; ma sapevamo bene di dover sbrigare questa formalità, prima o poi – e allora facciamola finita, mi dia la sua pentola di sospiri che io le passo un paio di lacrime strizzate e arrivederci.
Così, stranamente – ché m’aspettavo di rotolarmi nella disperazione con almeno due mesi d’anticipo – sto scivolando verso questa fine senza quasi accorgermene, distratta dalle cose, dalla primavera, dalle persone che passano, s’inchinano e vanno oltre.
Le persone. Diceva Bergonzoni, l’altra sera, che quando muore qualcuno non ci si dispera perché è morto lui, ma perché noi non lo vedremo più. Certo, un’ovvietà – ma come tutte le ovvietà è disperatamente vera. Ogni fine somiglia un po’ a una morte (sì, ho detto "morte". Si può? O è politicamente scorretto, scandalizzante, vi state toccando, sbuffate come sei tragica e mimate pugnalate allo stomaco? Non si può dire, ve’? Una volta era "sesso", ora è "morte". Allora lo dico: morte morte morte morte morte. Ché è una cosa naturale, sapete. Ok?); e tra dieci giorni morirà un’abitudine, uno stile di vita, una quotidianità consolidata che stava lì a coccolarmi da cinque anni (o quindici, ché questa è la fine di tutte le scuole), rassicurandomi coi suoi schemi conosciuti. Morirà per me, perché io non la vedrò più.
Eppure, per ora mi lascio soffiare avanti sull’aria sorridente di queste giornate, come (quasi) nulla fosse. Perché mi rigiro fra le dita qualche piccola illusione, di quelle a cui ormai guardo con benevola sufficienza; come si guardano dall’alto i bambini, quando chiedono se babbo natale gira davvero il mondo in una notte. Così anch’io, stupidamente, alito sul vetro, e con le dita disegno nella condensa il futuro che mi piace. E su quel vetro, adesso, stanno tratteggiate le persone.

Loro non hanno una scadenza prefissata, e nessuno potrà assillarmi coi conti alla rovescia; loro le rivedrò e tornerò a trovarle e per una scusa o per l’altra non c’è impegno che tenga io sarò lì e non ci perderemo. Almeno: se ne avremo voglia, finché ci importerà ancora. Perché hanno stabilito la fine di una scuola, di un rito giornaliero in cui vedersi; l’hanno decisa da sempre, quel confine stava lì segnato, aspettando solo di essere raggiunto.
Nessuno, però, ha inchiodato a una data la fine dei rapporti, delle amicizie.
Anche quella c’è; ogni tanto accade, a volte prima, altre dopo. Ma sta a noi deciderla.

Ho minacciato di morte un denominatore

finestra di msn con vignetta: io sparo a x alla terza meno uno

[Credo di aver raggiunto la follia matematica. IO-AVERE-BISOGNO-DI-AIUTO! Prima che gli integrali mi disintegrino!]

Ricetta: “Giornatadimmerda”

Ingredienti:

un pugno di Stress
80 ml di Ormoni Sballati Adolescenziali
200 grammi di Aspettative, marca "Da Soddisfare Fieramente"
una Prof Informale
un Assiuolo Pascoliano
tre o quattro Domande Intelligenti
un panetto di Senso di Colpa
un Copione Teatrale
200 grammi di Memoria tipo "Emmenthal"
una manciata di Insoddisfazione Artistica
una piccola Fiat etichettata "Scuola Guida"
alcune fettine di Volante Ribelle
due dozzine di Esclamazioni, marca "Ma ci guardi a destra?"

Preparazione:

— Prima Fase — 

Spolverare di Stress la base intera e lasciare mezz’ora a riposo, perché inizi a lievitare; quindi versare l’Assiuolo. Mettere le Domande Intelligenti in bocca alla Prof Informale e lasciare che questa le aggiunga gradualmente all’impasto. Se il risultato finora ottenuto non dovesse apparire sufficientemente denso, inserire cento grammi di Aspettative "Da Soddisfare Fieramente", che legandosi agli altri ingredienti emaneranno un delicato aroma di Frustrazione. Sulla superficie del preparato apparirà la sagoma di un 7 e mezzo.
A questo punto, siringare rapidamente gli Ormoni Sballati al centro dell’impasto; quindi disegnarvi col manico del cucchiaio una sorridente Faccia Tosta. Appena si percepirà un chiaro odore di Malinteso Imminente, allontanarsi dalla teglia per evitare di essere colpiti dai bollenti Schizzi Irrispettosi. 
Al termine di questa prima fase, conficcare nel preparato il panetto di Senso di Colpa.
Infornare per mezz’ora a 180° gradi.

— Seconda Fase —

Estrarre dal forno l’impasto precedente. Si noterà che il Senso di Colpa fuso, espandendosi, avrà conferito alla Faccia Tosta sulla superficie un’aria alquanto abbacchiata. Ricoprire il fondo di una nuova teglia col Copione Teatrale, indi trasferirvi delicatamente l’amalgama.
Aggiungere altri cinquanta grammi di Aspettative "Da Soddisfare Fieramente"; tagliare a cubetti la Memoria tipo "Emmenthal" e spargela a piacere. Spolverare quindi il tutto di Insoddisfazione Artistica e mescolare per alcuni minuti. Far riposare mezz’ora.
Adagiare nell’impasto la piccola Fiat etichettata "Scuola Guida"e versare gli ultimi cinquanta grammi di Aspettative. Sistemare ai bordi della teglia le fettine di Volante Ribelle, infine guarnire con le Esclamazioni "Ma ci guardi a destra?".

Al termine, assaggiare il risultato dei propri sforzi con aria soddisfatta, e – accortezza fondamentale – ricordarsi di riderci su.

Risveglio

C’è una tenda soleggiata, un velo appena
(riposa un respiro nel sonno)
di là, una finestra senza vetro
(ma non salgono rumori dalla strada, fuori galleggia
un silenzio deserto)
S’alza un vento, la stoffa scorre s’apre impiglia
in un chiodo, per caso
(si rigira l’uomo in dormiveglia, sbuffa)
entra un raggio
(sospende
il respiro)
luce

Non ha sofferto; è stato nel sonno
non ha
sofferto 

(E’ sempre
nel sonno:
una mano carezza le spalle,
bisbigliando ti scuote e ti sveglia
– perché ora, papà?
non adesso… adesso
io stavo
sognando)

[Ha un senso. Dietro quel che sembra, dico. Un senso che c’entra con la vita che è sogno, e con qualcosa che un giorno, per caso, passa a svegliarti]

Quando alla Sanità svendono ottimismo

Mamma: "Esistono malattie della pelle connesse all’O.I.?"
Medico: "Assolutamente no. Guardate che ci sono malattie genetiche ben più gravi della vostra, come l’epidermiolisi. Anzi, voi siete fortunati, c’è chi non sopravvive oltre i primi anni di vita."

[E appena fuori dall’ambulatorio, grosse, grasse, rotolanti risate ("Ma’, non ti senti fortunata?")]

Studere, studere

Libri scolastici

C’era l’anima?

"Si dice di certi prodotti che dovrebbero mostrarsi, almeno in parte, come appartenenti alle arti belle, che essi sono senz’anima, sebbene per ciò che concerne il gusto non vi si trovi niente da biasimare. Una poesia può essere garbata ed elegante, ma è senz’anima. Una storia è esatta e ordinata, ma è senz’anima. Che cosa si vuol dunque intendere con la parola anima?"
(Kant, Critica del giudizio)

C’era l’anima? Chiedevi. Quella ti rispondeva giudizi tecnici, ma tu: c’era l’anima?
Ogni tanto – io che l’ho sfiorata, giusto per un po’ – mi domando se c’è ancora, quell’anima, e se è cambiata. Ma sì, certo che c’è, starà solo passando in mezzo a qualche altra vita.

[No, non c’entrava niente, Kant. E’ che mi ha ricordato, per una parola soltanto]

Bisogna scrivere

presto, col sipario che ondeggia, le luci roventi e qualcuno che applaude, ancora, dal fondo. Altrimenti quell’eco rimbalza, si sperde – e non avrò voglia di andarla a cercare.

[Parafrasi: non scrivo da troppo tempo – perché non ne ho, di tempo. E, se rimando, non scrivo più quel che volevo]