Travagli distopici.

"Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio.
Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro.

Il cronista racconta come sono andati i fatti, e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta
egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore."
(Antonio Di Pietro)

 

Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’. 
Da quando sei partito, c’è una grossa novità: il governo vecchio è finito ormai, e ora tutto alla grande va. 
Per esempio, forse, lassù in Siberia, non troverai libri da comprarti per passare il tempo in treno: nessun problema, se trovassi un quotidiano italiano alla stazione. Non credere che non ti basterebbe per i diciotto giorni di viaggio: anzi, è probabile che ti avanzi.
Ricordi quel malloppino di Repubblica, che a volerlo finire tutto potevano bastare appena sei-otto ore? Pensa, oggi non saranno sufficienti due settimane. Seicento grandi fogli scritti piccolo, e la vittoria della democrazia: ora tutti, proprio tutti, hanno il loro diritto di replica.

Hai presente l’austriaco che violentò la figlia e la chiuse per vent’anni in uno scantinato? Bene, ne hanno pubblicato un’intervista di tredici pagine, in cui spiega come il suo gesto fosse stato dettato in realtà da un amorevole istinto di protezione. Naturalmente, anche la figlia ha le sue tredici pagine (per par condicio: pensa, contano ora anche il numero di caratteri!) in cui racconta la sua sofferenza. S’intende che anche il giornalista ha esposto il suo parere in merito, e altri spazi sono stati riservati al pm, all’avvocato difensore, alla fruttivendola – secondo cui l’uomo sembrava tanto una persona perbene – così come alla casalinga del palazzo di fronte, che aveva sempre sospettato che le urla non provenissero da film sadomaso.
In tutto, il servizio comprende cinquantaquattro pagine.

Immaginerai che è un’inezia, rispetto alla sezione Politica. Lì generalmente ogni tema viene trattato a puntate, dedicandogli un centinaio di pagine per numero: ogni parlamentare ha il diritto di esprimersi a riguardo.
Certo, l’attività legislativa ne risulta un po’ rallentata – la gazzetta ufficiale è l’unica ad assottigliarsi: esce con circa venti pagine ogni sei mesi – ma nessuno ha notato la differenza.
E poi, che importa questo, rispetto alla costituzionale libertà di parola? 

Al momento, il servizio più corposo dura da otto mesi, e riguarda le pendenze penali di alcuni politici. Dato che tendono a calunniarsi l’un l’altro, si garantisce a ciascuno la possibilità di negare i capi d’accusa e le condanne subite: in fondo, la parola di uno vale quanto quella dell’altro; chi può avere la verità in tasca?

Ovviamente, la televisione funziona allo stesso modo. Sono stati eliminate le inchieste giornalistiche faziose, i conduttori-opinionisti, le subdole riprese eseguite all’insaputa dell’interlocutore. Secondo la nuova legge sulla privacy, qualunque servizio va mandato in onda previo consenso di tutti coloro che sono stati filmati: ognuno ha il diritto di prendere visione del servizio completato e, se lo ritiene fazioso, porre il veto sulla messa in onda.
Non pensare che questo abbia cancellato chissà quanti programmi. Striscia la notizia, ad esempio, continua a prosperare – ed è anche più divertente, ora che ci sono solo le gaffes dei vip e non i serviziucoli più noiosi e disfattisti. 

E, comunque, dopo la Riforma dell’Informazione i programmi di approfondimento politico sono falliti da soli, per il loro audience infimo: perciò sono stati ridotti a uno soltanto, condotto da Vespa alle due e mezza di notte. Non ho mai resistito sveglia così a lungo, ma mi hanno detto che, per garantire la par condicio, non ci sono più ospiti in studio né giornalisti che pongono domande: in due ore vengono mandate in onda circa cinquecento interviste preregistrate di esattamente 20 secondi ciascuna. 

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico, e come sono contenta di essere in Italia in questo momento?
Forse ti chiederai il perché di tanta maniacale attenzione all’equilibrio nei media. Ma, capisci, è stato necessario prendere provvedimenti dopo le elezioni del 2012 – ti ricordi? Votò il 12% degli italiani – per combattere l’astensionismo.
La gente era sempre più confusa e sfiduciata verso i mezzi di informazione, sapeva che chiunque poteva mentire.
Ora, finalmente, sapendo che l’oggettività non esiste, ciascuno è libero di ascoltare tutti e farsi un’opinione sua.

Nonostante ciò, sembra che alle prossime elezioni i votanti scenderanno ancora al 4% – d’altra parte, personaggi come Grillo continuano a remare contro, e a confondere la gente violando sistematicamente le quote informative a loro riservate. Proprio lui, che teneva tanto alla correttezza dell’informazione.
Ma ora basta parlare di politica, altrimenti finirai per decidere di non prendere quel treno.

Vedi caro amico cosa si deve inventare, per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.