(Pre)Occupazione

Prima di scrivere questo post, mi sono illusa di poter capire qualcosa della riforma Moratti dando un’occhiata in giro per la rete; ma sono stata presto travolta da un fiume di informazioni contraddittorie, accuse strumentali, piogge di opinioni e nessun fatto. Un po’ di oggettività si può recuperare andando a leggere direttamente il testo della legge; precisamente, dei recenti decreti che la applicano:

Scuola superiore
Professori universitari

Ora, quello sulla scuola superiore è già stato approvato, il 17 ottobre scorso. C’è ben poco da fare, se non sperare nel prossimo governo. L’attuale protesta, che sta coinvolgendo molte università italiane, riguarda il "riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari". Qui trovate alcune considerazioni sugli articoli del decreto contestati.

Non voglio entrare nel merito della riforma, anche perchè, nonostante abbia cercato di informarmi, il problema è complesso e di certo non ne so abbastanza. Sono altre le ragioni per cui l’occupazione iniziata oggi mi lascia molto perplessa.
1) Il modo in cui è stata decisa. Raccogliere centinaia di studenti urlanti in un cortile e decidere per acclamazione, quando non si sentiva nemmeno per cosa si stesse votando, significa ammettere di essere davvero una specie di inconsapevole folla manzoniana. Ci riuniamo in annoiate assemblee in cui non sappiamo mai di che parlare, mentre per decidere le cose importanti improvvisiamo rumorose ammucchiate che non hanno nulla di democratico. …Barabba, barabba…! Vince chi grida più forte.
2) Assenza di dibattito. Prima di votare una qualunque decisione, credo sia bene avere la possibilità di sentire un po’ tutte le campane, per farsi un’idea più completa; sia riguardo ai contenuti – la legge – che sulla forma di protesta scelta. Serve a noi per capire, per informarci; anche perchè il problema specifico riguarda l’università, un ambiente che non conosciamo, perciò è doppiamente difficile comprendere –  tanto che mi domando se non sia meglio astenersi dal dare opinioni senza cognizione di causa.
Ma soprattutto, essere consapevoli di quel che si fa significa essere liberi. Che libertà c’è nel lasciare che altri decidano per noi? E’ libera una scelta fatta nelle condizioni di stamattina? E’ libera una decisione così affrettata, presa senza conoscere i termini della questione?
3) Utilità. Occupare e manifestare sembrano le uniche possibilità che abbiamo per farci sentire, oltre al voto. Penso che una protesta, qualunque essa sia, non possa mai essere fine a se stessa: si fa per ottenere qualcosa – magari una piccola cosa, per carità; aggiungiamo pure la nostra goccia nel mare. Non sono pregiudizialmente contraria a occupazioni e simili; ma credo bisogna riflettere bene sul rapporto "costi/benefici".
Ormai, le proteste autunnali degli studenti sono inflazionate. Il "potere" al massimo ci ride in faccia: ma sì, i soliti adolescenti che giocano a ribellarsi tanto per perdere qualche ora di scuola, senza neanche sapere quel che fanno; si sgonfieranno, passerà l’ondata, lasciamoli divertire fino a Natale.
Abusare delle forme di protesta ci fa perdere credibilità! Al lupo, al lupo… D’altra parte, se continuiamo ad organizzare occupazioni improvvisate da una ristrettissima minoranza di attivisti, seguiti da festanti pecorelle in cerca di vacanze, per forza ci creiamo la fama di irresponsabili disinformati e sempliciotti! …A sentire certi commenti tra la folla, stamattina, mi vien quasi da pensare che sia una fama giustificata…

Chi ascolta gli occupanti? A Roma importa se il Fermi è occupato? D’accordo, questo non deve diventare un alibi per non fare niente. Tutti insieme si può far rumore, qualche articolo di giornale è meglio di niente, serve a dire: ci siamo, e siamo contro. Guai se le leggi sbagliate passassero nel silenzio e nell’indifferenza.
Però dobbiamo far rumore in un modo diverso, un modo che non permetta a nessuno di accusarci di fancazzismo. Occupare danneggia soltanto noi e la nostra causa. Poteva avere senso finchè era un tipo di protesta nuova, sentita, che faceva scalpore. Oggi non più, oggi è normale. Non solo raccogliamo l’indifferenza dei politici, ma se perdiamo credibilità perdiamo anche il sostegno dell’opinione pubblica; la gente avrà un motivo in più per sbuffare: bah, tanto protestano sempre, solo per fare un po’ di casino e saltare la scuola.

Facciamoglielo vedere, che non è così. Rifiutiamoci di diventare popolo bue,  di acclamare qualcosa senza sapere perchè. Riprendiamoci la nostra vera, consapevole libertà.