Chissà se riproverò.

Dopo un fortuito reincontro, l’altro giorno 

Le tue apparizioni furono per molti anni
rare e impreviste, non certo da te volute.

mi è venuta voglia di richiamarti; giusto per rivedersi una volta, e raccontarci dopo tanto tempo

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

ma avevi il telefono spento

e ora che non ci sei 

così, invece di passare a prenderti, ho infilato una porta appena prima che chiudesse, finendo a una stipata lezione sul Montale d’amore

a chiedermi che posto tu hai avuto
in quella mia stagione

ripassandomi un po’ di citazioni – buffo, tempo fa

non l’oblio ma una punta che feriva
quasi a sangue.

te le avrei cucite addosso tanto bene

è il vuoto ad ogni gradino

Ma adesso importa poco: ricordare, da preghiera

non far del grande suo viso in ascolto

è diventato rito, curioso appena

e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d’immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distorto e fatto labile,
un tuo barbaglio

di aggiornare la tua fotografia

nel puro cerchio un’immagine ride

con qualche tratto nuovo, una notizia, almeno una didascalia.

[Annetta; Ho sceso, dandoti il braccio; Non recidere, forbice, quel volto; La speranza di pure rivederti; Cigola la carrucola nel pozzo]