Monthly Archives: Aprile 2007

Perché le poesie suonano

Avete presente quando conoscete una persona solo per telefono, poi la vedete in faccia e vi dite nooo, pensavo fosse del tutto diversa?
Oppure quando notate da lontano uno fighissimo, poi apre bocca e ha una voce di merda?
O quando intravedete uno scorcio stupendo, poi vi affacciate meglio e c’è una ciminiera nel mezzo?

Ecco.

Ascoltare Ungaretti leggere poesie alla radio è stato più o meno così.
Il problema non è come ti calca le lettere, come allunga le erre, le pause, eccetera. Quello ci sta perfettamete, sennò la parola che scavata è / nella mia vita / come un abisso dove la mettiamo?
E’ che il pathos delle lettere quasi distrae da quello della scena, invece di sostenerlo. Come se, sul palco, mi mettessi a gesticolare incoerentemente con ciò che dico: nessuno seguirebbe più le parole. Il significante si magna il significato e prende una via diversa. O meglio, forse è solo diversa da quella che avevo immaginato io – che era meno violenta e più drammatica, meno rauca e più cantata, meno aggressiva e più triste. Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede dovrebbe spegnersi piano piano e restare lì delicatamente sospeso, come il pianto di una pietra muta, no?
No.

Giuseppe Ungaretti – Sono una creatura (ascolta in streaming)

E non lo puoi mica biasimare. Cioè, la poesia la componi pensando al suono, a come la diresti. Quindi se lui la legge in un certo modo, quello è il modo giusto.

Dunque di Ungaretti non ho capito un cazzo.
Ricominciamo.

Lei quel distico lo avrebbe tolto o lasciato?

Chiaro che sul momento lo maledici, perché t’ha tirato in mezzo – dannata prima fila a lezione – e perché improvvisare ti mette ansia, e perché non avevi il testo sotto, e poi un verso mica si decide così dal nulla, c’è da sentirecomecadonoleparole, capirecosasivuoledire e comeèmegliodirlo, e Gozzano c’avrà riflettuto un bel pezzo a come concludere Le due strade, non è che ora io così su quattro ruote posso improvvisare se è più bello finire con felicità o catena antica

Ma sono poi tutte stronzate. La verità è che Bertoni è solo un grande.

[Oh, cazzo, ma domani devo tornare in prima fila?]

Perché non puoi?

– …e in più, vedi che sfiga, mi sono fatta male appena prima che mi arrivasse la macchina!
– Noooo.. ci sarebbe da bestemmiare per ore!
– Esatto, io non posso, fallo un po’ tu per me
Perché non puoi?

E c’è stato un silenzio che non sapevo riempire.

[Poi chiaro, s’inventa in fretta una risposta, "via, tra le mie crisi esistenziali si prova a crederci".
Ma era di circostanza.
]