Il MoviaPensiero

"…Anche tu hai moltissime porte aperte. Ecco, assolutamente nulla di materiale, di sicuro sei portata per ciò che concerne il pensiero astratto… non potresti certo fare chimica, tantomeno veterinaria! Le materie scientifiche ti servono per ampliare gli orizzonti, hai fatto bene a scegliere lo scientifico; ma non è il tuo campo. Però hai un desiderio nascosto di gestire, concludere qualcosa concretamente; ciò ti darebbe molta soddisfazione. Non dimenticare questo secondo aspetto e ti sentirai profondamente realizzata"
"…Per carità, B. no, ci vuole una fermezza… tu invece potresti fare la chirurga estetica, se solo ti piacesse… ché sai dire dei no terribili!"

Ricetta:
Raccogliete un cucchiaio di ovvietà dalla pentola dei Risultati Scolastici e versate nel contenitore, quindi metteteci un pugno di Preferenze Ben Note per conferire all’impasto un aroma attraente.
Aggiungete ora qualche cubetto di Buon Senso, badando ad equilibrare bene i sapori in modo da non sbilanciarli troppo. Amalgamate il tutto, spolverate con un po’ di Psicologia Spicciola e servite sorridendo.
A scelta, potete guarnire il piatto finale con un tocco di Assurdità per ottenere un effetto originale ed eccentrico.

Sì, immagino funzioni così anche l’oroscopo.

[Lo so che è vero. Ma è banalmente vero: a chi non piacerebbe concludere qualcosa di concreto nella vita?]

Filosofia da Intervallo: il Futuro

G – Io non voglio crescere! Ho paura del futuro…
L – Il futuro è bello proprio perchè è incerto!
B – No, è bello perchè te lo puoi costruire.

[Sembra niente. Eppure sono tre visioni del mondo]

Ceres

tappo di birra ceres

Sta lì da più di un mese, saldamente conficcato nel fango.

[A volte capitano piccole buffe cose, del tutto insignificanti, che si potrebbero tranquillamente lasciar rotolare via in un batuffolo di tempo. Però a me piace raccoglierne qualcuna, ogni tanto, e conservarla fra le cose che strappano un sorriso.]

Il distributore di giornali

Per la disperazione dei miei compagni, che non sapranno da chi copiare le relazioni, ho abbandonato la lettura obbligata de “La seconda guerra mondiale, una storia militare”.
Probabilmente allontanerò dalla mia strada di maturanda il CentoCentesimi, ma avevo cose più interessanti da leggere; quali ad esempio “Vivere bene comportandosi bene” di Harold Kushner – che, a differenza di ciò che il titolo farebbe supporre, non è un allegato bigotto del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, bensì un libro intelligente scritto da un rabbino americano.

L’autore pone questo quesito:

“La vostra attività include una serie di distributori automatici di giornali. Il problema è che una volta che lo sportello è aperto, nulla può impedire di prendere più di un giornale e di intaccare una parte significativa del vostro profitto. Decidete di mettere un cartello sul distributore per impedire alla gente di farlo, e vi si offrono tre sugerimenti circa quello che ci dovrebbe essere scritto:

A) Questo distributore è sotto sorveglianza. Se prenderete più di un giornale, sarete soggetto ad arresto. Rubare è contro la legge.
B) Il ricavo di questo ditributore mi serve per mantenere la mia famiglia. Non rubare, per favore.
C) Siete pregati di non prendere nulla che non avete pagato. Che razza di persone sareste?

[…]Ai miei ragazzi facevo sempre due domande: quale di questi cartelli sarebbe il deterrente più efficace per la maggior parte delle persone? Quale convincerebbe di più voi personalmente?”

Si attendono commenti et opinioni. Dopodichè posterò le osservazioni di tale rabbino, con le quali non concordo del tutto; ragion per cui subirete le mie confutazioni…

Non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima

Dott. – E così ha problemi ad adattarsi.
I – Esatto. Credo di essere insofferente alle convenzioni sociali
D – Una società si fonda su convenzioni. Non può esimersi dal seguirle.
I – Non è una scelta volontaria, è più forte di me. Dovrei violentare la mia personalità.
D – Non usi questi termini estremi. Si tratta di… “modellare”, plasmarsi su dei modelli di convivenza civile.
I – Come? E il famoso “sii te stesso”?
D – Signorina, se vuole fare l’idealista, poi non si lamenti delle conseguenze. Scenda sulla terra, e si adatti.
I – Ma… io… non so come fare
D – Tutte le persone si uniformano, non vedo perchè lei non dovrebbe esserne capace. Deve innanzitutto volerlo. La verità è che lei, in fondo, crede di essere nel giusto.
I – …
D – Si sente superiore, vero? Crede che chi si agghinda e si abbellisce lo faccia perchè non ha di meglio dentro, non è così? Lei è malata di superbia, signorina
I – …No… no! A me non importa quel che fanno gli altri. Io so che non mi sento di fare così, punto. Riguarda me, e basta.
D – Lei non vive da sola. Ci sono milioni di occhi affilati pronti a giudicarla. Nulla di ciò che fa riguarda solo lei. Perseguendo nella sua testardaggine, la sua situazione non potrà che peggiorare.
I – Ma io… io credo che la gente dovrebbe apprezzarmi per come sono
D – Per come è? Si è mai domandata com’è? Si veste da disadattata, non ha alcuna cura di se stessa, non si informa degli argomenti di comune interesse adolescenziale e discorre di filosofia solo per darsi arie da intellettuale…
I – ………….
D – …In più, scrive in un blog deliri introspettivi che la fanno sembrare di anni più grande! Sa che questo mette la gente in soggezione? Come può un diciottenne normale sentirsi a suo agio a parlare con lei?
I – Beh… ci sono persone che amano parlare con me!
D – Certo, quando sono disperate e non trovano differenza fra sfogarsi con lei o con un muro!
I – …
D – In ogni caso, ci sono regole sociali da rispettare. Non si può andare in discoteca vestendo magliette da due euro, signorina. Né tenere i calzini nei sandali. Sa che si rende ridicola?
I – …
D – O vogliamo parlare dei capelli? Sa che starebbe bene con gli orecchini?
I – Non… non mi ci trovo. Non mi riconoscerei dentro vestiti e maschere altrui. Mi dispiace, tutto ciò non mi appartiene.
D – Non si preoccupi, è solo questione di abitudine. Si lasci aiutare, e le cose cambieranno.
I – …Dovrei… dovrei cambiare? Uscirne sconfitta? Rinunciare a me stessa?
D – Non sia tragica. Tutti lo fanno, e vivono comodamente, con molti meno problemi di lei. In fondo l’uomo cerca la felicità, e costoro la trovano.
I – Ma io non potrei vivere falsamente!
D – E’ così importante sapere di essere nel matrix, signorina?
I – …
D – Lei vuole essere felice?
I – …Come tutti
D – Allora, faccia come tutti.
………………………………..
D – Lo facciamo per lei, signorina.
D – Comoda, comoda, si stenda.
D – Si rilassi… piano.. così…
D – Dorma… bene…
D – Dorma…
D – Sttt.

Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri
e difficili, ma io vedo chiaro
e so che in fondo sono solamente
metri e gessetti con cui misurate
e segnate – segnate e misurate
senza stancarvi.

Sfilate spilli di tra le labbra, come una sarta:
me li appuntate sull’anima
e dite: “Qui faremo un bell’orlo.
Dopo starai tanto meglio.”

Io non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima!
Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo,
ebbene, non voglio entrarci.

Sono un poeta: una farfalla, un essere
delicato, con le ali.
Se le strappate, mi torcerò sulla terra,
ma non per questo potrò diventare
una lieta e disciplinata formica.

(Margherita Guidacci)

Non posso

Non mi appartiene. Ne sono fuori, sopra; la osservo. D i s t a c c o . C’è qualcuno che si agita, là sotto. Chi è?
Sta scrivendo. E’ seduta su un granello di tempo qualunque, e scrive. Alle spalle ce n’è un’altra, sta spostando dei libri su uno scaffale, e tossisce di polvere. Uh, ha dato una testata contro un’anta aperta, l’imbranata. Sorrido.
Corro ancora un po’ indietro, c’è una sagoma alla finestra, guarda me. Sì, affacciata sulla notte, sposta piano lo sguardo come cercando. Giunge su di me, mi fissa senza vedermi, poi cieca passa oltre.
Passerà la vita rinchiusa, tentando d’incidere pareti infrangibili in una cella di specchi. Ogni tanto si vedrà riflessa contro un cielo rigonfio, e aspettando che l’ultimo tuono frantumi l’immagine, si confonderà con Dio.

Non posso capacitarmi d’esistere.

Ogni mio momento
io l’ho vissuto
un’altra volta
in un’epoca fonda
fuori di me

Sono lontano colla mia memoria
dietro a quelle vite perse

Mi desto in un bagno
di care cose consuete
sorpreso
e raddolcito

Rincorro le nuvole
che si sciolgono dolcemente
cogli occhi attenti
e mi rammento
di qualche amico
morto

Ma Dio cos’è?

E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
e accoglie
gocciole di stelle
e la pianura muta

E si sente
riavere

(Giuseppe Ungaretti)

Libero pensiero

Chi dice ai bambini
dovete pensare a destra
è di destra
chi dice ai bambini
dovete pensare a sinistra
è di destra
Chi dice ai bambini
non dovete pensare affatto
è di destra
chi dice ai bambini
quel che pensate è indifferente
è di destra

Chi dice ai bambini
quello che lui pensa
e dice loro anche
che vi potrebbe essere qualcosa di sbagliato
è forse
di sinistra.

(Eric Fried)

La più bella estate

ombre riflesse sul mare della corsica

Di nuovo a scrivere… finalmente. Dopo due settimane in cui le cose non hanno fatto altro che accadere, accadere e accadere ancora, senza concedermi silenzi lunghi abbastanza per mettere ordine fra i pensieri. Due settimane senza potermi fermare come al solito ad appendere le immagini alle parole, dividendo la vita in paragrafi. Così, adesso, devo raccattare pazientemente centinaia di fotografie dai colori brillanti crollate in disordine sulla scrivania, inserirle in un grosso album e corredarle di infinite didascalie. Per ricordare, ingabbiando il tempo nella mia vita letteraturizzata; ma soprattutto perché non sia stato inutile. Perché si è trattato di Esperienze con la E maiuscola, su cui edificare un altro pezzetto di me stessa e poi arrampicarmici sopra bene in alto, per riuscire a vedere un po’ più lontano.

Ci penserò, capirò da dove cominciare, forse scriverò qualcosa per raccontarvi – ma non ora.
Adesso, ho solo voglia di dirvi che ho sentito i ricordi accomodarsi su una vecchia poltrona alle mie spalle, e ora, pur non vedendoli, so che mi guardano con un sorriso. Il futuro è punteggiato di nuove possibilità, che m’incuriosiscono senza farmi paura. E ho la ferma intenzione di giocarmi questa vita fino in fondo.
Toh, ci sono tutti gli ingredienti per cucinarmi un po’ di felicità.

E questa, senza ombra di dubbio, è stata la mia più bella estate.

Sincerità

Per circa dieci minuti, al posto di questo post ce n’è stato un altro. Una breve poesia raccattata su internet per caso, dal titolo: "forse eravamo amici". Ma l’ho cancellata. Perchè sono di buonumore, e perchè noi siamo amici. Dobbiamo solo parlare un po’, scrollandoci di dosso qualche vecchio sentimento andato a male e le frasi stonate che corrono più veloci del pensiero. E’ difficile essere sinceri.

Intendo sinceri sul serio, esprimendo fino in fondo ciò che si sente. Tutto è mediato da un linguaggio insufficiente, si affrettano parole approssimate pur di riempire quei silenzi di cui si ha terrore, e ci si arrampica su un’ironia forzata per nascondere l’imbarazzo. Invece, a volte avrei voglia di poter contare fino a dieci, cento, mille; mettere l’interlocutore in stand-by e dire: sto pensando.
Sto pensando a come risponderti nel modo migliore, affinché tu possa capire davvero quello che sento; sto cercando la tua frequenza, per sintonizzare la mia e farmi comprendere. Allora nascerebbe l’empatia, e sarebbe più difficile arrabbiarsi, scocciarsi o solo sbuffare. Perchè ci vuole coraggio a sputare volontariamente su un’identità disarmata, che ti si apre di fronte con i suoi dubbi e le sue incertezze.

Forse sono troppo abituata a scrivere, e poco a parlare. Vorrei pesare, aggiustare, misurare e sezionare le parole dette, come faccio con quelle scritte. Ma non ci riesco, non è possibile, sfuggono via. E sono fraintese.

Litigi

“Si chiese perchè Chris Schwartz non avesse chiamato. Sperava che Schwartz lo chiamasse per potergli sbattere il telefono in faccia, così Schwartz avrebbe chiamato di nuovo e lui di nuovo gli avrebbe sbattuto il telefono in faccia, così Schwartz avrebbe chiamato una terza volta e Frank avrebbe potuto dirgli quanto lo odiava, così avrebbero potuto tornare a essere amici.”
(Gli Schwartz)

Esattamente.
Credo di aver capito perchè in genere evito gli scontri aperti con gli amici. Non è solo per mentalità pacifica, ché lo spirito bellicoso lo tiro fuori eccome, quando serve. Senza contare che un po’ farebbe bene al mio ego riuscire a tirarsela, ogni tanto; far la difficile, giusto per il sottile piacere di essere inseguita io, per una volta.
Ma ho una paura fottuta che nessuno mi richiamerebbe mai.