Le Norme.

Chissà cosa c’entrano le norme della società con la complessità dei sentimenti.
Pensiamo a cosa sia giusto o sbagliato, sentiamo il tollerabile e l’intollerabile, ma chissà cosa viene da dentro e cosa da fuori; cosa è una personale, insopprimibile necessità e cosa, invece, solo un’aspettativa che ci hanno insegnato ad avere.

I sentimenti sono sempre sgusciati via dalle norme, in un florilegio di adulteri e compromessi, ma lo hanno fatto di nascosto, gravidi di sensi di colpa e aspettative deluse. Così mi domando se le tragedie conseguenti non derivino tanto dalla violazione in sé, quanto dai significati ad essa attribuiti – tipo: vado con un altro, quindi sono colpevole; oppure va con un altro, quindi devo sentirmi tradito, o non amato abbastanza.

Ci hanno insegnato che si ama una persona per volta, che amare qualcuno significa tenerlo al centro dei propri pensieri, sperare sia per sempre, farci del buon sesso regolare e non farlo con nessun altro, eccetera.

Ma potrebbe essere più complicato di così.

[E quanto mi piacerebbe sguazzare in una libera e rischiosa anomia, stando ciascuno in intimo contatto coi propri sentimenti, senza deformarli attraverso mediazioni culturali. Penso diventerebbe presto un continuo, certosino lavoro di ricostruzione delle regole – indispensabili, tra più persone – ma sarebbero regole nuove, concertate su misura e sempre passibili di revisione; progettate soltanto per non farsi del male.
Eppure dicono che, alla fine, ci si faccia del male lo stesso.
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