Ci vediamo all’esame

L’ha detto freddamente, in un ‘aula con le tende chiuse, dopo un’ora buia a sorbirci documentari di vent’anni fa – intervallati dai soliti strippi assortiti, sbalzi d’umore, infantile permalosità e frecciatine. (Sisti dice che è la menopausa. Ommammitta, non voglio invecchiare).
Il metodo fantasioso e un po’ cazzone, passi. Gli appunti dettati (no, non ho detto esposti ordinatamente o spiegati con lenta chiarezza: dettati), i filmati eterni, passino. Le lezioni incoerenti e saltellanti da un argomento all’altro, l’assenza di un vero programma, i voli pindarici pseudo-psico-mito-filosofici, và, hanno pure un che di creativo.
Ma questo metterla sul personale per una chiacchiera di troppo, e poi far l’offesa, credersi derisa, è il modo migliore per farsi deridere sul serio.
Squallido, ecco. Squallido e un po’ triste finire così, ché ci conosciamo da cinque anni, sentiamo ancora ridere le sue buffe assurdità dalle pagine dei nostri libri delle gag, ma non conta, non s’è costruito niente, pare. Così sia.
Sbuff.

[Forse, in effetti, il gelato dell’ultima lezione sarebbe parso ipocrita]