Impertinenze – 2

All’intervista segue un articolo sullo scarso rilievo che viene dato alla scienza in una società che, però, vive grazie alla tecnologia. I media, scrive, scodinzolano regolarmente dietro a scrittori, musicisti, storici, filosofi, teologi e altri intrattenitori, di varia (e spesso bassissima) levatura; a scuola riceviamo un indottrinamento religioso, letterario e filosofico, dato che, come non bastassero le favole della Bibbia, s’ostinano a raccontarci anche storielle come l’Iliade e quello sproloquio dantesco popolato di diavoli, angeli e anime morte che pagano i debiti o incassano i crediti maturati in vita. Sempre detto, io, che l’Alighieri si faceva troppi viaggi. Tutto ciò, secondo lui, concorre a promuovere la (non)cultura dell’irrazionalità, di fronte al cui potere lo scienziato rimane senza voce, e il popolo succube della superstizione.

Il problema del povero Piergiorgetto è che, anche quando riesce a partorire osservazioni ragionevoli, le annega inevitabilmente sotto secchiate di superficialità. Perché può darsi benissimo che la cultura scientifica sia poco diffusa, e tuttavia non vedo che c’azzecchi con questo Dante a scuola o il Papa in tv la domenica.
Partendo dal presupposto che "l’irrazionale" (forzando il termine a comprendere Dio, Harry Potter, Omero e i guaritori) si contrapponga sempre alla scienza e non possa conviverci, ne risulta per forza uno scontro: ciascuna delle due parti rivendicherà la propria superiorità e il diritto di essere visibile e divulgata – senza che però nessuna possa essere inconfutabilmente definita come l’unica vera forma di conoscenza, in modo da convincere tutti: i razionali dimostreranno le proprie tesi secondo ragione, quindi non potendo persuadere gli irrazionali; viceversa, questi ultimi sosterranno argomenti assurdi per gli scienziati. Come parlando lingue diverse: o si suppone che l’egiziano della porta accanto stia costruendo frasi sensate, nonostante ci appaiano incomprensibili, o lo si dà per pazzo delirante. Si tratta di riconoscere dignità all’interlocutore.

Senza questo presupposto, è inutile discutere di come suddividersi gli spazi di visibilità nei media: si vorrà soltanto eliminare la controparte. Sul retro del libro è scritto: se la matematica e la scienza prendessero il posto della religione e della superstizione nelle scuole e nei media, il mondo diventerebbe un luogo più sensato, e la vita più degna di essere vissuta. Che ciascuno porti dunque il suo contributo affinché questo succeda, per la maggior gloria dello Spirito Umano. Così, quel che dà senso alla vita è stato liquidato in un par di righe, e lo Spirito Umano sintetizzato nello spirito odifreddico. Quanto al mio spirito (qualunque cosa sia), credo voglia cercare altrove la sua maggior gloria.

(Volendo, continuerebbe. Volendo io, non illudetevi)