00.00 – 06.00

Una camomilla di mezzanotte, una lunga fila di canzoni basse basse in sottofondo, abbastanza ironiche da arrivare a Eskimo mentre si parla di manifestazioni. Lei mi guarda da oltre l’angolo del tavolo, rannicchiata su una sedia, dentro al suo buffo pigiama.

Non so se avete mai sentito il cervello che si bea. Proprio gode, scivolando senza intoppi da un argomento all’altro, come fossero infinite le storie da raccontarsi, le opinioni da scambiare. Sapevo di essere ascoltata con attenzione, mai fraintesa, giudicata quel po’ che serve – abbastanza per non sentirsi ignorati, ma non tanto da dover tacere.

Di notte i cani dormono, la cucina è già a posto, non si va in giardino a brigare con reti e cancelli; perciò si può parlare, dice, senza credere di perder tempo. Non ha tanto bisogno di dormire, alla mattina.

Forse è la freddezza a renderlo più semplice. Le dicono che è fredda e sto iniziando a definirne il senso sentendola filosofare di stili di vita e modi di pensare, però dribblando attentamente i fatti e, sopratutto, le emozioni. Sembra che qualsiasi discorso non la tocchi più di tanto; che se sei d’accordo, bene, e se non lo sei, beh, non importa, è così che vanno le cose, ognuno la pensa a modo suo. Senza offendersi, ritirarsi, né sbottare per impulso di un qualche sgraziato orgoglio. Non è importante nemmeno aver ragione, ha i suoi limiti e li sa – a volte con chiarezza, a volte confusamente; ma se li vede non teme di ammetterli con semplicità e un poco d’ironia, come fosse naturale non riuscire ad adattarsi proprio in tutto.

Poi c’è l’esperienza in comune. Molto diversa, in certe cose simile, comunque confrontabile. E soprattutto abbastanza rielaborata, da entrambe le parti, per poterla rendere argomento di conversazione non banale.
Anche quando sapevo di non poter capire, e non mi restava che lasciarle un po’ di spazio da riempire piano piano, a gocce timide di verità, forse sempre meno fredde. Anche quando, dopo lenti avvicinamenti, si è lasciata andare finalmente alle irrisolvibili nostalgie – di cui non parla mai, ché tanto a cosa serve, deve far vedere ciò che invece ha guadagnato – e io in silenzio ho rigirato il cucchiaino nella tazza, fissando attentamente la bustina.