Normandia

pianura francese dal finestrino

Pecore, mucche, pascoli; pascoli, pecore, mucche; andando in su, sparse, casette di pietra dai tetti ripidi e grigi. Un’enorme padania francese da attraversare – due giorni all’andata, due giorni al ritorno – dormicchiando sui sedili scomodi, tentando una chitarra che non si riesce a suonare, urlando cori ai prof dal fondo; con quel pensiero che ogni tanto ti svolazza sulla testa a ricordarti il tempo, a dirti è l’ultima volta, siamo in quinta e non si torna.

cimitero americano in normandia

La Gras ci ha approntato un macabro programmino di visite a cimiteri di guerra e memoriali assortiti; tra i suoi noti disturbi mentali dev’esserci una specie di gusto morboso per la morte.
Il cimitero americano è una distesa uniforme di croci bianche, perfettamente allineate, ordinate, inquadrate, nominate. Perfino gli alberi erano potati in orribili forme cilindriche, piegati anche loro alla forzata razionalità del luogo. Strideva la morte contro il marmo, il sangue contro l’erba lucida, i corpi e le grida contro i cinguettii e i giardinieri. Si percepiva la paura d’immischiarsi con l’assurdo, il bisogno di fuggire il dubbio annegandolo nella maestosità delle colonne, nei vialetti curati e perpendicolari, nelle statue troppo muscolose.
Come se, non potendo incastrare la morte nella loro ragione, ci avessero incastrato gli alberi. 
  

cimitero tedesco in normandia

Quello tedesco è più scuro, cupo, tormentato. Ha fatto i conti con la colpa, deve seppellire i cattivi. Non può celebrare glorie e liberazioni, gli resta soltanto l’umanità da conservare; niente ideali a gridar dalle croci, solo due personaggi senza nome sulla collinetta, perché il visitatore possa immaginarseli come preferisce, santi demoni o che ne so. C’è meno arroganza, su quelle tombe nere; e anche gli alberi si scelgono da soli la forma della loro ombra.

 

 

 

spiaggia normanna

Sono rimasta un po’ distante, quasi; sto imparando a sopravvivere, a lasciare che il posto accanto al mio resti vuoto senza prendermela granché. Sarà che certe cose si avviano a diventar più salde; e se stai col tuo ragazzo non m’importa, ché prima o poi si parlerà lo stesso. Può darsi che l’abitudine mi stia mangiando; ma è stato forse più divertente passar le notti con l’altra classe, dove ancora potevo giocare a spacciarmi per qualcuno, cercando negli occhi altrui qualche interesse, uno spunto d’amicizia o chi lo sa.
Tanto poi te li ritrovi, i soliti noti; un po’ distratti, a volte stanchi, eppure sono lì, gli dai una scossa ed eccoli, ad abbracciarti se la prof ti strippa addosso, se l’albergo come sempre è fatto a scale. Sono quelli che sanno far esplodere il tavolone della cena in una risata, e hanno già imparato che so prendermi in giro, e che possono dirmi ila, cammina!

grande scritta sulla sabbia di omaha beach: V° D/C
 
Così, alla fine, non è stata male, la nostra ultima gita.