E vedere cosa succede

Sono un po’ affascinata dalla piega che può prendere la vita, sapete. Così, imprevedibile. Sono nella mia vecchia stanza, sotto i fili con appese cartoline e foto di millenni fa.
Mi guardano tutte un po’ stupite.

Mi sorride la barchetta piena di uomini che mi regalarono per scherzo, quando di uomini non ne avevo nessuno; decine di conigli di ogni foggia posati ovunque a impolverarsi, regali di papà alla sua sempre bambina; i libri di scuola, tenuti per feticismo della memoria, o magari per usarli un giorno in un’altra scuola e invece poi.

Oggi guidavo piano, accompagnando un vitale groviglio di tentativi -- riusciti, malriusciti, in itinere. Regalavo storie, la mia consueta mitologia aggiornata in versione epica; e ne ascoltavo altre, buone per il mio voyeurismo biografico -- e per sentirsi un po’ meno diversi.

Penso ancora, in sottofondo, alla disarmante casualità che mi governa. Alle possibilità che ho, ma potrei non avere. Che altri non hanno. E che le cartoline appese ai fili, senz’altro, non avrebbero mai immaginato.

Ma vince l’istinto, maledizione. Vince la voglia di giocarsele tutte, queste fantastiche, immeritate possibilità.
E vedere cosa succede.

[…and I swear I never knew, I never knew how it could be / and all this time, all I had inside, was what i couldn’t see… all the waves are washing over / all that hurts inside of me]