Amnesie

Dev’essere la mia vecchia regista, sì, ecco chi è, ho pensato mentre ci fissavamo, nel tempo incerto del riconoscimento. Si sarà tagliata i capelli, mi son detta, mentre come va, da quanto, ti vedo bene. Certo, quell’occhio un po’ semichiuso, come da un tic o un problema nervoso, non lo ricordavo. E poi lei era più magra, pallida, col naso sottile. Da quanto tempo, dice. Ecco, già, quanto tempo fa è stato? chiedo per orientarmi. Cinque… sette anni, ho due figli, e tu ormai ti sarai laureata, infatti, lo sapevo non è lei, sette anni sono troppi per la regista. E lavori adesso, chiede, no, cioè, sì sono qui per un lavoretto, ma insomma forse comincio un’altra facoltà, rispondo, e faccio apposta a non specificare la facoltà, perché ho un dubbio, e se quel dubbio si avverasse ci sarebbe un che di imbarazzante, o di strano, a dirle di Servizio Sociale, ma approfittiamo della domanda per rimbalzargliela, e tu cosa fai? così magari mi ricordo, ah lo stesso di prima, dice, e che risposta del cazzo grazie dell’aiuto, penso, ti prego vai avanti così capisco chi sei, e poi beh mi son buttata nella “politica”, politica? ma sì all’interno della cooperativa,

cooperativa,

ecco la parola chiave, allora è lei davvero, l’educatrice di allora

saluta la famiglia, ti trovo proprio bene, sai, sorridente,
penso che sorrido perché credevo di sorridere a qualcun altro, forse a te avrei nascosto che sono felice,
o forse no, chissà, in fondo eri solo il piccolo ingranaggio di una macchina sbagliata.