Ritorni – 3

Ciao!, quindi. Che bello rivederti, come stai, quanto tempo – hai un sorriso troppo tirato, bionda – su cosa fai la tesi, bene, bene, ma quindi come stai – me l’hai già chiesto, non ricordi? – e cosa fai qui, bene, bene, allora
(scusa ma tu come stai, davvero? – avrei chiesto, se mi avesse dato il tempo – E’ vero che coi tuoi hai problemi e
ho fatto oggi la maturità, era italiano, sì, bene, bene
(te ne vuoi andare di casa? Ma sai che mi viene in mente quando l’educatore mi chiese se potevo parlarti, riuscire a stabilire un contatto, perché eri sempre così cortese ma insieme distante, nessuno poteva capire
quindi ti laurei, e in cosa, ah, ma cos’è didattica dell’italiano?
(esattamente cosa ti succedeva e perché chiamavi fratelli quei tizi che poi si è scoperto non erano mica tuoi parenti, e sulla tua famiglia non si capiva mai niente
ma quindi come stai, bene, dai, son contenta
(certo che sto bene, e sai perché? – volevo dirle – Ti ricordi quel giorno che venni ai piedi del tuo letto e non so come venne fuori il discorso che ora non è più la stessa cosa, coi ragazzi, che non potevi nemmeno truccarti da sola, e i capelli, com’erano malmessi, ci tenevi tanto, si vede dalle vecchie foto che eri una fighetta di prim’ordine, e io, io non sapevo cosa rispondere, io dentro di me pensavo sì, hai ragione, adesso sarà un casino tesoro, e non certo per il trucco, adesso ti schiferanno e non basteranno più le tette, per le ragazze è anche più difficile che per i maschi, loro possono contare sullo spirito crocerossino delle donne, ma gli uomini, figurati, altro che crocerossini, hanno una paura fottuta, lo dicono anche le statistiche, che le donne disabili sono nella merda, nella merda, ecco ti ricordi di quel discorso, volevo dirle, ecco ricordatelo bene e sappi che

non era vero.

[Naturalmente, nulla di tutto questo è stato detto: solo Ciao!, abbraccio di ferraglia, come stai, io bene, tu, e l’esame, la tesi, ciao, tante cose.]