Dissertazioni psicowebbiche – 4

4. Le Frasi Assurde

“Che pensi?”

Vi è mai capitato, prendendo un caffé con una persona, di domandarle: “Come sei di carattere”?
E quando qualcuno a una festa vi ha chiesto dei vostri hobby, avete mai fatto una pausa, preso un sospiro, e risposto serafici: “Mi piace passeggiare al tramonto, così, per sentire l’arietta di primavera, poi mi piace pensare tra me e me, immaginando conversazioni impossibili; oppure affondare sul divano di un amico e lasciarsi andare liberamente a discorsi assurdi…”…?

Immagino di no. Perché i discorsi normali non oltrepassano i precisi confini di certi cliché. A un’attenta analisi, non sono quasi mai veri. Ad esempio, quanto ai miei hobby, la risposta convenzionale sarebbe stata, che so: fare teatro. Eppure ci dedico un centesimo del tempo e della passione che riservo alle conversazioni immaginarie… :)

Quando si scrive, invece, si ha tutto il tempo di bypassare le risposte automatiche. Si può disegnare a piacimento un’immagine di se stessi – che non è falsa, anzi potrebbe essere ben più vera dell’altra, semplicemente rappresenta una parte di sé che, in una conversazione comune, non emergerebbe mai.

Se cade il bianco – equivalente del silenzio – si può risolvere con un: “Che pensi?”, parecchio imbarazzante da dire vis à vis. E continuare così, costruendo forzatamente una conversazione con domande come: cosa stai pensando, cosa stai facendo, dove sei…