Mc Donald – 2

Ora ho un personaggio anch’io. Mi chiedo se qualcuno noterà che leggo mangiando. A me hanno sempre incuriosito quelli che mangiano con un libro, verrebbe da sollevare un po’ la copertina col pollice e chiedere “scusa, cosa leggi?”.
(E perché lo leggi? Perché proprio questo? Perché ti piace? Chi è il protagonista? Cosa c’entra con te? E chi sei tu?)

Forse il signore davanti a me non è un barbone. In effetti ha solo una sciarpona troppo grossa e i capelli grigi spettinati. Lo zaino sotto al tavolo sembra presentabile. E’ sovrappensiero. La notizia felice l’ha già detta, ora forse il tizio immaginario dietro le mie spalle gli ha risposto qualcosa che lo ha incupito.

Mi accorgo che anche io, in fondo, sto parlando con qualcuno. Da quando sono al tavolino mi faccio compagnia raccontandomi la mia telecronaca del mondo esterno.

E s t e r n o.
Decisamente fuori di me. Guardo e descrivo, non agisco. Non c’è contatto.
Penso al mio coinquilino che ogni giorno, tornando a casa, racconta di una persona conosciuta a caso su un autobus, per strada, a una conferenza, e di cui sa già mezza vita e numero di telefono. Chissà come fa.

– Buon appetito!
Mi dice d’improvviso la voce rosa. Mi sorride, intercettando una pausa tra una pagina e una patatina. Accidenti, qualcuno mi trascina d e n t r o. Contatto.
Dico “Grazie” troppo in fretta e a voce troppo forte, a teatro avrei sbagliato, a teatro abbiamo studiato i diversi volumi di voce a seconda della distanza tra le persone, bene, era una distanza al massimo da livello due, io invece ho inspirato in fretta gonfiato la pancia impostato la voce e proclamato “grazie”.

Ha detto “grazie” il mio personaggio, quello che aveva tirato fuori un libro perché qualcuno si chiedesse chi era. Ha controllato se poteva dire “altrettanto”, ma ragazza immagine e ragazzo sopracciglia hanno già finito di mangiare; così non ha trovato altre battute sul copione, ha rilassato la pancia, abbassato gli occhi sulla pagina, addentato senza guardare un’altra patatina.