Pensavo all’accelerazione che ha preso la mia vita ultimamente. E’ un’accelerazione partita in sordina anni fa, impercettibili mutamenti che si sono accalcati uno dopo l’altro sempre più in fretta, fino a infilarmi a tradimento in questa buffa centrifuga. Non si vede bene fuori, il giro mi rincoglionisce e l’acqua ogni tanto sale alla gola, ma sotto sotto rotolo con soddisfazione.
Ripenso a ogni scatto in avanti, in sé fallimentare, e lo riconosco indispensabile. Non poteva andare diversamente, allora; ma, lo vedo adesso, ad ogni errore ne è seguito uno migliore.
Ho aspettato improvvise epifanie e salvezze su cavallo bianco, vittorie da proclamare e magari un bel giorno da cerchiare col pennarello sul calendario, a eterna memoria. C’è chi ci è riuscito. Non credo mi sia sembrato solo perché si sa, l’erba del vicino…; davvero, ho visto qualcuno riuscirci.
Ma, si vede, non era per me. Io realizzo sogni a percentuale.
Dal magnifico castellone in aria si stacca e crolla a terra prima un merlo, un capitello, poi una torretta, un pezzo di mura. Da giù raccatto i pezzi e costruisco – finalmente nella realtà – quel che posso, con quel che c’è. Magari una stanzetta senza il tetto, o con le pareti piene di buchi. Intanto si prova: la prossima volta, di certo, avrò qualche mattone in più.
E potrò sbagliare meglio.
[Rinunciare alla perfezione]
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