E non saprei rispondere

A volte ti penso nei fotogrammi grigi che mi racconta qualche conoscente comune. Provo a immaginarmi il nuovo profilo – più scavato, forse con una barba dimenticata troppi giorni – e la voce più stridula e piatta. Mi chiedo le mani – quelle prime mani! – cosa portano, se è vera quell’immagine rubata di un cilindretto di lenta morte che vi passavate di mano in mano.

Penso alle volte in cui litigavamo fino al mattino.

Dopo molto, molto tempo ho trovato i frammenti di verità su di me che mi porgevi confusamente insieme al dolore. Li ho seminati in qualche modo, nel mio modo, e quel che sta crescendo mi somiglia.

Penso a quando sognavi cose impossibili e ti arrabbiavi per quelle inevitabili.

Mi hanno detto che hai spento il telefono, il computer – e non credo sia per correre nei prati.

Se servisse, ti direi: vivi.
Ma mi chiederesti perché, con sincera innocenza. E non saprei rispondere.