Vorrei sapere a che cosa è servito

Stavo cenando a Porto Cervo, in un ristorante dove l’acqua costava cinque euro e noi, con le magliette insabbiate, eravamo stati relegati in un tavolo nell’angolo della vergogna, quando

e certamente non avrei dovuto concedere tanta fetta di emotività a qualcuno che, in fondo, non è che per me fosse

più che due occhi violentemente azzurri – azzurri? o forse qualcos’altro ma di certo violentemente
e un nome
(rubato una sera sotto lo studentato, affacciandomi dal finestrino a una confidenza
(sentito ridere sulle prese in giro, perché gli piaceva

quindi non so cosa mi abbia colpito, forse pensare a quanto è imprevedibile (quando si è giovani è strano, poter pensare che la nostra sorte)

o il fatto che eravamo su carte opposte, nella stessa mano

o che se andava diversamente di qualche centimetro potevo ritrovarmela tra i miei tetra – ma davvero (se vogliamo ascoltare la domanda fino in fondo) davvero sarebbe stato meglio? O non è meglio così, ancora bella, col cuore pieno, in un

lampo