Così parlate – 4

– Come l’hai trovato? – mi ha chiesto suo padre, in ascensore.
– Bene, molto bene – ho risposto. Cominciavo a capire come mai aveva insistito perché restassi sola con lui.
– Parla di più – ho continuato – mi ha detto un po’ come sta, come si vede in questa situazione…
– Io non lo so, può darsi che abbiamo sbagliato – ha ammesso con umiltà – ma chi era mai capitato in questa situazione…. L’errore l’abbiamo fatto all’inizio, lo abbiamo accontentato troppo, ora si è abituato e non vuole fare da solo…
Il babbo di Angelo capiva. Capiva sporcando la comprensione di sensi di colpa e complessi di inadeguatezza, ma ci metteva tutto se stesso. Io, presuntuosamente, volevo aiutarlo a capire.
– Sai… lui è molto orgoglioso eh – prendiamola alla larga. E’ un odioso consiglio non richiesto, e farà male.
– Eccome…
– …E anch’io sai… quindi lo capisco… forse per uno così non fa bene sentirsi sempre dire che è pigr..
– Ma è che lui potrebbe fare – si è scaldato, mentre mi aiutava a chiudere le porte del terzo piano – quando è arrivato qui gli avevano detto che avrebbe mosso solo la testa, poi invece gli è uscito il movimento del braccio, poi l’altro… e se non avesse il movimento, direi vabbè, è andato, ma dato che ce l’ha, perché non vuole fare un po’ di fisioterapia…?

Ho aspettato che la sua frustrazione straripasse fino in fondo, elencandomi per l’ennesima volta tutte le possibilità che Angelo spreca ogni giorno. E’ un peccato, pensavo: quest’omone tenero trasuda buona volontà e affetto per Angelo, si vede che si tormenta e pensa sempre a come dovrebbe fare. Ma non trova – chi riuscirebbe? – a trovare il confine tra i suoi bisogni e quelli del figlio, è completamente sopraffatto. Non riesce nemmeno a recepire un messaggio senza sovrascriverlo con la sua sofferenza.
– Certo, è che vedi – ho spiegato, pesando la diplomazia in ogni sillaba – mi è sembrata proprio un esigenza che esprime lui stesso – come farti capire che me l’ha detto chiaramente poco fa? – quella di non sentirsi ripetere sempre quello che non fa… è una cosa che metterebbe in difficoltà anche me, capisci. Io onestamente lo vedo: tutte le volte che vengo a trovarlo, qualcuno inizia a rinfacc..
– Ma io non è che glielo dico per me, è per lui – ha continuato, gesticolando la propria innocenza – gli ho comprato i pesi, gli faccio fare io la fisioterapia in più, insomma, io tutte queste cose le ho fatte, fai pure tu qualcosa per babbo
Meno male che lo fa per lui.
Era ora di guardarlo negli occhi e metter fine alle perifrasi.
– Senti – gli ho detto con serietà – darsi una mossa è una cosa che deve venir fuori da lui. Finché gli dite cosa dovrebbe fare, è ovvio che lui penserà di farlo per voi.
Mi ha guardato un po’ perplesso. Ci stava pensando. Mi sono affrettata a chiudere il discorso, perché continuasse a pensarci.