Forse ero io

Mi sono infilata nel buio invernale, stasera. Dovevo sbrigare un paio di commissioni per conto della mia libertà.
Freddo in faccia, luci accese, gente in giro, cappotti. Negozi e sanpietrini.
Sono entrata in chiesa; silenzio in penombra. Un Dio inchiodato in fondo – o un’illusione inchiodata in fondo (eppure le mura e le panche vuote grondavano di Dio, come oltre quella porticina nella nebbia di Buzzati).

Le commissioni le ho sbrigate. Chissà se riuscirò davvero a dare un senso ai miei diciott’anni.
(Avevo qualcosa, nelle mani, dentro i guanti. Qualcosa che mi appartiene. Forse ero io.)

[C’è un posto dove non capitavo da molto tempo. Quando ci passavo davanti, da piccola, mi pareva una salita enorme, altissima, insormontabile. Quel che c’era dietro era sempre rimasto un po’ misterioso.
Una, due, tre, quattro bracciate, ed ero su.
Tiè.
]