Ci vediamo nel tuo disegno – 2

– Ti serve una mano per disegnare?
– Sììì! – ha risposto entusiasta, e il suo entusiasmo mi ha un po’ sollevato. Non volevo che tornasse a casa avendocela con me.

Dopo un po’ che le tenevo fermo il foglio mi si era annoiata la mano.
– Forse se lo infilo negli angoli dell’album sta fermo lo stesso, che dici?
– No – ha risposto decisa. – Certo, se ti sei stancata…
– No no, lo dicevo per la tua autonomia.
– Io non voglio essere autonoma. Io sono paracappata.
Paracappato è l’amaro neologismo inventato da un altro paziente fondendo paraplegico e handicappato. Non mi è sembrato il caso di sottolineare che lei, casomai, era tetracappata. E nemmeno che doveva cercare di essere autonoma e bla bla bla.
Giorgia, semplicemente, voleva che in quel momento io le tenessi il foglio e che stessi con lei. Era un modo per salutarsi.

– Prendi il blu – mi ha detto, porgendomi la mano destra. Le ho infilato la matita tra l’elastico e l’indice tentando di non infilzarla. Ha colorato le tegole di una casa a picco sul mare. Stromboli fumava nella parte alta del foglio.
– Sai, da noi in Calabria ci sono case così vicine al mare che la gente pesca dal balcone – ha raccontato. – Si capisce che questo è un balcone?
Mi ha fatto colorare le sfumature precise e i tratti molto premuti, che lei non riusciva a fare. Disegnava linee tremolanti e sfuggiva dai contorni, ma anche nell’irregolarità del tratto s’indovinava una sicurezza esperta. Giorgia disegnava e dipingeva spesso, prima.
Mi ha chiesto di cancellare l’unica linea dritta, che aveva fatto col righello.
– Tanto non c’è niente di così dritto, al mio paese…

– Giorgia, scendiamo a mangiare? – l’ha chiamata la madre.
– No, non vengo giù stasera – ha risposto, senza spostare gli occhi dal foglio. – Mangerò un panino. Resto qui a disegnare. Di che colore la facciamo la spiaggia?
– Ah, se non lo sai tu! – le ho detto, guardando gli ombrelloni bianchi. Speravo che volesse finire il disegno in tempo per regalarmelo. L’avrei appeso in camera per ricordarmela sempre.

– Uffa, se ne stanno andando tutti quelli a cui mi ero affezionata… ora a chi scroccherò la cena?! – ho riso, circondandola con un braccio. Lei non ha risposto e non mi ha guardato, mentre le tremava il labbro.

[…continua…]