Genialità – 2

– Si mi sono trasferito da Pescara a Bologna per frequentare giurisprudenza
– Ah.. come mai proprio Bologna?
– Lo preferivo come ambiente di studio, non tanto per la qualità dell’insegnamento e la tradizione conclamata dell’ateneo, quanto piuttosto in considerazione delle stimolanti opportunità goliardiche che la città offre…
– Beh di certo c’è vita… opportunità per i giovani..
– Indubbiamente, ma io mi riferivo più nello specifico alle ampie possibilità di approccio verso il sesso femminile, che, perbacco, non sono da sottovalutare! – ha riso, mentre la madre lo rimproverava bonariamente.

Marco aveva ventun anni, e sembrava molto socievole. Era stato l’unico paziente, fino ad allora, a presentarsi a me per primo, porgendomi la mano non ingessata. Dopo mesi in cui vedevo la madre sempre da sola, finalmente si è piazzata al pc insieme a questo ragazzone coi piedoni gonfi e la parlata forbita.
– E tu cosa studi? – mi ha chiesto lui.
– Lettere
– Ooh, Lettere! – si è illuminato – io ho intenzione di acquisirla come seconda laurea, per il momento ho preferito orientarmi su giurisprudenza, in quanto mi forniva una preparazione più adeguata alle aspettative professionali che mi pongo sul breve termine – ha spiegato, con aria professionale – tuttavia conto di approfondire anche l’ambito umanistico, riguardo al quale, d’altra parte, sto già preparando alcune pubblicazioni critiche
– Pubblicazioni?

La sua voce rapida e nasale mi ha elencato ambiziosi progetti letterari, citando un nonsoche su Orazio. Gli ho dato corda, finendo a contraddirlo in una discussione sulla lettura in metrica latina. Sembrava che non vedesse l’ora di trovare qualcuno con cui poter discutere di queste cose, e a me pareva buffo parlarne proprio lì.
Io tentavo maldestramente di nascondere la mia ignoranza, o di riderne, mente lui sciorinava una vasta cultura – o quantomeno una memoria imponente – con una parlantina che si faceva sempre più innaturale. Elaborava in un secondo concatenazioni di subordinate che io non avrei messo insieme nemmeno in mezz’ora di concentrazione davanti a un foglio bianco, e usava con naturalezza un registro linguistico del tutto estraneo alla quotidianità.

Marco, ho pensato, probabilmente è un genio. Di quelli con una manciata di neuroni speciali, una genetica superiorità nell’area linguistica del cervello. Forse sto conoscendo qualcuno che diventerà Qualcuno. Devo ricordarmi il nome.

Federico ha fermato la pallina, ha ondeggiato un po’ la racchetta con la mano e si è guardato intorno.
– A me l’ha detto Lucia – la nostra capa – quindi – ha abbassato la voce, avvicinandosi – credo che possa saperlo anche tu…
– Cosa?
– Hai presente che ha tutte le gambe e i piedi fratturati – ping
– Sì avevo notato
– Ha tentato il suicidio

Pong