Li ho cacciati – 1

– Li ho cacciati.
L’ha detto col suo filo di voce napoletana, alzando il mento coperto di barbetta diciottenne. Aveva gli occhi gonfi di pianto recente, e nella sua stanza, stranamente, non c’era nessuno.
Era nel primo pomeriggio, mi era venuto in mente di passare a salutare Angelo a letto, prima che lo mettessero sulla carrozzina e salisse in sala informatica. Di solito ha sempre attorno almeno un paio di ingombranti familiari: qualcuno che gli tira il braccio su e giù per allenarlo, qualcun altro con cui litiga perché rifiuta il pranzo.
– Li ho cacciati – mi ha spiegato col labbro tremante – ho deciso che voglio stare da solo.
Era ora, ho pensato. Ma sarà una lotta dura, caro Angelo.
– Ma che è successo? – gli ho chiesto.
– Mamma… perché io non avevo fame, mi ha picchiato… ha preso il cucchiaio e me l’ha sbattuto in bocca, mi diceva mangia, mangia – gli si rompe la voce – poi mi ha dato pure due ceffoni… ma ti sembra – ha pianto rosso in faccia, di frustrazione irrisolvibile – ti sembra che perché non ho fame mi devono trattare così… ma io chiamo i carabinieri e li denuncio… io gli ho detto a mamma… chiamo l’assistenza sociale… chiamo… e lei sai cosa mi ha detto? Lo sai?
– …Cosa?
– …“Fai, fai, tanto chi ti crede a te!”

Io.
Angelo tende al vittimismo, all’esagerazione, allo scontro orgoglioso coi genitori. Non ha un carattere semplice.
Ma io avevo già visto una scena identica con i miei occhi. Si era risparmiata giusto i ceffoni, la madre, quella volta in sala informatica; ma ricordo ancora bene il rumore del cucchiaio sui denti. Perciò la storia mi risultava assolutamente credibile.
Ai miei tempi una persona nel mio ruolo non avrebbe dovuto sbilanciarsi. Si sarebbe tenuta in debita equidistanza fra i contendenti, aggiungendo un paio di banalità diplomatiche per tener buono il bambino. Come quando arrivai a scuola con un livido sull’orecchio e le maestre dissero che senz’altro mio padre aveva avuto le sue buone ragioni.
Ma Angelo non è un bambino e io non so essere ipocrita. Così mi sono presa, finalmente, la grande rivincita della sincerità.
E gli ho detto che lo capivo.

[…continua]