Sarà per caso

tra moltissimi anni – di quelli che non si misurano in giorni, ma in se stessi gettati alle spalle – passerai svelto in via Zamboni, e ti chiamerò
E siederemo magari allo stesso posto del primo giorno, per raccontarci – ma stavolta con le spalle dritte e un sorriso azzurro senza più paura
Riderai un poco di te, e io di me; sarà passato abbastanza tempo – abbastanza se stessi – per non vergognarsi, e poter dire ma guarda che scemo che ero, lì ad aspettare
mentre fuori passava veloce una vita – un po’ come al negozio di tabaccheria

"Ma ora sono innamorato", dirai, "di una ragazza, della vita e perfino – ridendo – perfino di me stesso
Non so com’è stato e perché, ma un giorno che stavo alla finestra sul mio paesaggio infinito, contando le nuvole
a un tratto mi son dato un ceffone in fronte, mi sono voltato e ho sceso le scale"

I compaesani avran visto un omino correre urlando sui monti, quel giorno, avran detto "che pazzo", e invece era proprio il giorno
che lui guarì
e imparò finalmente a rotolarsi nel fango – ma senza diventarlo mai; ad affondare la faccia in poltiglie di terra e di carne – senza smettere di guardare in alto

"E quando alzi la testa e le vedi ancora, le nuvole" chiedo "non hai un po’ di nostalgia?"
"Perché dovrei, le nuvole, non potevo abbracciarle. E in tutto quel tempo che le ho guardate, nemmeno una di loro è scesa da me".

Sarà per caso, tra moltissimi te, o forse domani; intanto io guardo il mio paesaggio infinito, e prego ogni volta di veder correre urlando, laggiù, un omino col tuo profilo.