Cari 18 anni,

mi dicono dalla regia che, oggi, siete stati compiuti. Compiuti, terminati, vissuti, finiti, the end. Perciò volevo dirvi un po’ di cose, prima di salutarci.
M’avete fatto dannare come nessuno mai – ecco, considerando che siete gli unici anni di vita con cui abbia avuto a che fare, non è che la concorrenza fosse tanta. Lo so, sarebbe comodo avere due o tre vite da vivere contemporaneamente, ma pare che il Progettista non abbia previsto una simile eventualità. Proporrò l’emendamento.
Comunque, dicevo, avete cominciato veramente male; però apprezzo lo sforzo, ultimamente è stato saldato il debito formativo accumulatosi in quattordici anni, mica poco. E non c’erano nemmeno corsi di recupero di Esistenza. Sapete che l’altro giorno m’hanno detto che sono normale? Mi veniva troppo da ridere, è una parola atroce, tuttavia credo che nel contesto fosse interpretabile come una specie di complimento.
Immagino che mi mancherete, come al solito; sono cambiate un sacco di cose, e io sono allergica al cambiamento, alla perdita, alla conclusione, all’irreparabile. Mi affanno tanto per tenere il controllo, per affermare una specie di potere sulla mia vita; poi toh, arriva un Tempo qualunque a dirmi eh no cara, guarda che ogni tuo giorno lo hai preso a noleggio, è ora di renderlo e pagarne il prezzo. Si paga in grammi di nostalgia; e sarò buono, pagherai solo per i giorni che ti hanno soddisfatto. Gli altri gratis: non ti mancheranno. Ma non credere che ti rifonderò i danni.
In ogni modo, penso che non ve ne andrete mai; di voi mi porto appresso il fardello di buone e cattive conseguenze. Nel vostro torbido mi sono rimescolata e mi sono conosciuta – un poco, giusto un poco, ché sto appena cominciando.

Maggiorenne: agg. e s. m. e f.; si dice di chi ha compiuto la maggiore età e ha pertanto acquistato la piena capacità giuridica di agire.
Seh, giusto “giuridica”. Perché quanto alla capacità di agire, quella c’è da sempre.
E’ la capacità di non fare cazzate, che ogni tanto manca. Per questa, una maggiore età non l’hanno inventata – anche perché quasi tutti morirebbero prima di raggiungerla.

Piuttosto, dovendo scegliere una definizione, mi piace pensare che la maggiore età sia il contrario della minorità kantiana: minorità é l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro.
Nel mio intelletto ho abbastanza fiducia, và, non facciamo i falsi modesti; e può darsi che qualche volta io sappia pure cavarmela senza la guida di un altro. Ma le idee sono virus che t’entrano dentro e imbrogliano il dna per farsi replicare abusivamente, spacciandosi per una parte di te. Forse è utile prenderne qualcuno, tutta esperienza, tutti anticorpi. E poi è divertente – questo quinto anno sarà anche faticoso, eppure tra una noia e l’altra c’è una specie di bombardamento intellettuale di ogni colore e di tutte le forme, che m’intriga come mai prima. Mi ritrovo a setacciare tonnellate di pensiero, cercando di intravedere sul fondo della griglia una qualche sagoma che mi assomigli – però non posso trovarla, perché non so a chi dovrebbe somigliare. Chissà chi è, ’sta diciottenne.

Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.
Quanti cancelli sono stati chiusi, cari 18 anni. Qualcuno accostato, qualcuno sbattuto con violenza, altri tanto arrugginiti da non potersi riaprire. Ma ancora più numerose sono le strade e le porte che s’intravedono da lontano, aperte o socchiuse; il problema è soltanto scegliere. Quasi inutile cercare di intuire il paesaggio che mi aspetta, alla fine si scommette in base a futili circostanze, sperando bene. Tanto, trarre il meglio da qualunque strada è un compito che spetta a me. Così mi basta continuare ad andare, guardando un po’ indietro e un po’ avanti, col mio setaccio in mano; tentando di godermi una buona passeggiata.