Oooold friends

Ci si potrebbe scrivere un romanzo di formazione, o una sceneggiatura da film adolescenziale. Di quelli che iniziano con un tredicenne timido e grassotto alla prima canna, e finiscono con la sua fotografia in camicia e cravatta assieme a moglie e figli, con in fondo una scritta scorrevole per spiegare come sia stato possibile.

Li guardavo ballare – nella loro abituale confidenza, che non è mai stata mia – e passavo il tempo immaginando su quali foto si sarebbe chiusa l’ultima dissolvenza, che razza di storie avrebbe raccontato la didascalia.
Dovrei farmi uno schemino per ciascuno, riassumere progetti e aspettative, poi riprenderlo tra altri sette anni – porca miseria, sette anni che ci conosciamo? – e ridere tantissimo di ingenuità, fallimenti, vittorie a caso e giri strani della vita.

Dj Vale passa a canzoni romantiche, tanto per farci del male; e quelli cantando barcollano ridono si abbracciano o si aspettano da lontano, girando avvolti nei loro intrecci di sguardi e di mani – c’è da passarci la notte, a sorridere seguendone i fili; senza stupirsi nello scoprire che nessuno di essi mi annoda davvero.