Argini

Ovvio che non sei più tu – ricordo appena chi eri, e di certo si tratta di un morto, rimorto e risepolto
almeno una volta ogni cambio d’umore –
né sopravvive più traccia di quel malato affetto (anch’io sono morta e già risorta, pur conservando
buchi in mani e piedi); e non conosco il fiume che ti ha eroso, trascorrendo fra i due te che ho incontrato

però, se mi affaccio da quest’argine sul buio di anni in mezzo, mi par che rompa il gorgogliare in fondo
l’inciampo dissonante di troppe possibilità perdute
e un’occhiata al bambino gentile, sull’altra riva, mi basta per guardarti adesso con una specie di sorriso triste.