Etica elettorale

Il dibattito etico non è semplice, ma è semplificabile. Si può ridurre ai princìpi: e se nn tutti capiscono di economia o giurisprudenza, tutti hanno dei princìpi. 
Per difendere i princìpi non serve informarsi sui contenuti, perché i contenuti sono i princìpi stessi, che ciascuno ha in sé e conosce bene. Non si vincono i dibattiti grazie a competenze concrete, ma per abilità argomentativa e capacità di fondare teoricamente le motivazioni.
Spesso non c’è nemmeno bisogno di dimostrare logicamente le motivazioni date, perché molti, riguardo ai princìpi, hanno più fede che convinzione. I voti delle vecchiette non si conquistano razionalmente. Toccare i princìpi significa smuovere dimensioni ataviche, passioni inconsce, istintive percezioni di bene-male. Il marocchino è pericoloso, il gay è perverso, il forzitaliota è ladro. Le spiegazioni che li giustificano si elaborano a posteriori, per suffragare ciò che si sente con ragioni comunicabili; ma non sono fondamentali.
Per questo parlare di princìpi è molto più avvincente che discutere situazioni reali e dettagli legislativi.

Chi discute i princìpi può anche rivendicare l’onore di difendere le idee più importanti, da cui il resto discende. Si dice: vanno stabiliti quelli, per primi, perché i dettagli ne saranno conseguenza; e se non si concorda sulle premesse ideologiche, come ci si può accordare sui dettagli?
Sfortunatamente, le reali opposizioni su temi di principio sono pochissime. Sono i tòpoi del dibattito etico, ciclicamente risorti dalle loro ceneri referendarie. Riguardano nei fatti pochissime persone, ma la loro discussione impegna e accende tutti gli animi, grazie alla semplificabilità di cui sopra.

Affinché qualche altro tema diventi degno di attenzione, deve essere camuffato da opposizione ideologica e trasferito sul piano etico. Sarebbe piuttosto noioso analizzare i pro e i contro di una legislazione sulle convivenze, meglio difendere i valori della famiglia. Sarebbe pedantesco studiare la regolamentazione e l’utilità effettiva delle intercettazioni telefoniche, ben più appassionante gridare all’invasione della privacy. Sarebbe complesso esaminare le conseguenze culturali dei flussi migratori e sperimentare possibilità di integrazione, molti più semplice difendere le radici cristiane d’Europa. Sarebbe lungo confrontare i dati sulla recidiva dei carcerati e di chi accede a pene alternative, più immediato mostrare un bimbo trucidato in televisione e gridare che chi sbaglia deve pagare.
E si potrebbe andare avanti.

Tutto ciò per dire
che la prospettiva di un’altra campagna elettorale mi atterrisce.