Eiscafé

riflesso a berlino

Un bar di vecchie fughe, quello davanti scuola, dove la mattina ci s’accalcava nei divanetti, incontrando immancabilmente un professore in pausa caffé.
Adesso di sera, con un amico.
Apre il menu, c’è una voce insolita. Cos’è un Eiscafé?

L’Eiscafé è il tavolino sul marciapiede di un bar, dove lontano, tra le case, s’intravede la torre della televisione di Alexanderplatz. Sono io che corro su quel marciapiede fino alla fermata dell’autobus per capirci qualcosa degli orari in tedesco.

L’Eiscafé è il mio dito che scorre su un menu incomprensibile, assillando la Fra perché traduca qualcosa di commestibile; sono le foto in sequenza sconnessa e sfuocata di una lotta al tavolino del bar, e la cameriera praghese che chiede se il gelato lo vogliamo only ice

L’Eiscafé è lo Starbucks dove Eda si sporca come in qualunque altro posto,
ed è una notte che si torna per Monaco cantando ubriachi – ma io come sempre lo sono già troppo o non abbastanza, e non posso cantare.

[Flashback. Ho voglia di viaggiare]