L’Antenora

Barbato è irrefrenabile. "Gli ha sputato" riferisce agli increduli cronisti il senatore De Gregorio. Il tutto mentre il seguace di Fini Nino Strano urla all’indirizzo del povero Cusumano: "Squallida checca". Barbato, sovraeccitato e rosso in faccia spiega: "Non l’ho aggredito, certo – sogghigna – non l’ho trattato bene. D’altra parte ha votato contro le decisioni dell’ufficio politico e quindi è un traditore".
(da Repubblica)

Beh, come non comprenderlo.
Se, invece di sputargli, gli avesse mollato un calcio in faccia e strappato qualche ciocca di capelli, avrebbe anche potuto appellarsi a nobili esempi.

Allor lo presi per la cuticagna
e dissi: «El converrà che tu ti nomi,
o che capel qui sù non ti rimagna».

Ond’ elli a me: «Perché tu mi dischiomi,
né ti dirò ch’io sia, né mosterrolti,
se mille fiate in sul capo mi tomi».

Io avea già i capelli in mano avvolti,
e tratti glien’avea più d’una ciocca,
latrando lui con li occhi in giù raccolti,

quando un altro gridò: «Che hai tu, Bocca?
non ti basta sonar con le mascelle,
se tu non latri? qual diavol ti tocca?».

«Omai», diss’io, «non vo’ che più favelle,
malvagio traditor; ch’a la tua onta

io porterò di te vere novelle».

(Inferno, XXXII, girone dei traditori politici: Dante se la prende con Bocca degli Abati, guelfo che diventò ghibellino)