A GiorgioMastrota

[Risposta a questo commento]

Rispondo solerte all’acre mottetto,
pronta a ingaggiar una lieta tenzone:
per nessun verso mi sento in difetto,

e non per le lodi del buon Tartufone.
Qui scrivo infatti per puro diletto,
ché non m’importa di far rime buone:

dei misuratori ho poco rispetto.
Seguo il consiglio di quella scrittrice
ch’ha nome Virginia*, ed ebbe in dispetto

chi rese l’anima sua meretrice,
e senza vergogna d’un atto ‘sì vile
rinunciò a farla del ver portatrice:

ché dei tradimenti è già il più servile
sacrificare anche un solo capello
per onorar qualche legge di stile.

Poi ragionando di cosa sia bello,
che sia soggettivo è un detto arcinoto,
però una parola aggiungere’ a quello:

non faccio verso che sia di me vuoto,
e per chi è del cuore indagator mai dòmo
nulla è più bello di un sincero moto,

amando, più delle lettere, l’uomo.
 

—- 
* "No, per quanto sia delizioso il passatempo di misurare, è sempre la più futile delle occupazioni, e sottomettersi ai decreti dei misuratori, il più servile degli atteggiamenti. Finchè scrivete ciò che volete scrivere, questa è la sola cosa che conta, e se conti per un giorno o per un’eternità, nessuno può dirlo. Ma sacrificare un capello della vostra testa, della vostra immagine, una sfumatura del suo colore, per far piacere a qualche direttore di scuola con un vaso d’argento in mano, o a qualche professore con il suo campione di misura nascosto nella manica della giacca, quello è il più vile tradimento."

(Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé)