Simone Lago, Il nordest è una bomboniera

(I sorpassi si susseguono in questa stanza:

cimeli della comunione e della cresima

deragliano su mensole più in alto, in seconda fila,

mentre in basso succedono avvenimenti,

quelli più nefasti)

“Che roba xea co’ chea piva” fa mia madre

di fronte a un narghilé da Djerba nuovo:

“lascia stare -no- non puoi capire” e pure io

penso, dato che non c’ho mai pipato dentro

che non so come si faccia coi tocchi di carbone

e il tabacco al miele che non prende.

E un po’ sorrido quando fa “mòeghea

co’ chel tamburo che te sveji la nona”

ed è un bongo senegalese firmato Niass.
Ogni tanto però lo sguardo di mio padre

se avesse studiato direbbe che

quest’ invasione di souvenir non fa

il nostro gioco.

Che di multiculturale c’è solo

lo sbraitare del mercante, come a Istanbul

così a Mestre,

che insomma tutti ci fanno il pane

con le cose che danno a intendere.
Ma tutto questo lo traduce in una smorfia

obliqua della bocca con un lento

dondolìo del capo;

e io lo capisco, e gli voglio bene

ma non darei due soldi alla mia versione.
Pure inutile sarebbe dire che si cresce

che c’è voglia di abbandonare la stalla

che nei ’70 è diventata un’impresa plastica

durata finché è durato questo distretto

marshalliano;

‘spiace dirlo ma i miracoli

non sono eterni e soprattutto

qui al nordest dove -insomma- si fa il pane

con le cose che si danno a intendere.
Perciò le mensole si vestono di feticci

di smanie etniche e culturali,

degli occhi svelati di una mediorientale

che prende il çay in una laterale di Haliç street.
E il sorpasso fosse allora un’inversione

di tendenza, il dire finalmente che ci siamo

rotti le palle di questi schei.

Che coi schei

abbiamo comprato le bomboniere, pagato

il vescovo e il prete quel giorno e dentro

non m’è rimasto niente, madre, che anni fa

come hai visto ti ho risposto male e maledetto,

e hai temuto facessi come Pietro Maso.
Non ci faremo il pane con la voglia d’evadere

né il montenegro in piazza Castelfranco;

probabile sì, finiremo a fare a botte in sagrato

cogli albanesi e i magrebini, a dividerci lo spazio

sopra gli eternit per guardare un po’ più lontano.

(Simone Lago ha anche un blog)Â