Valerio Magrelli, Elegia

L’uomo passa all’uomo penuria.
Si approfondisce come un’insenatura.
Esci prima che puoi,
E non aver figli tuoi.
P. Larkin

Se tutto ciò che cresce e brucia è brace,
amore è visione del rogo.
Pensa all’estate,
che nasce dissanguandosi
in una sorridente emorragia di luce.
Ciò che ti è caro muore, ciò che muore
ti è caro, se qualcosa ti è caro,
è perché muore. Ed ecco il corollario:
“Ciò che ti è caro, è solo la sua morte”.
E’ sera, nella stanza dei miei figli.
Disteso accanto a loro, li ascolto cinguettare.
Un bosco al buio. Posano
sui miei rami il peso caldo e vivo della voce,
un peso-volo trepidante.
O devo credere che siano solo le punte
incandescenti di un fuoco mezzo spento,
crollato, mezzo freddo, di un tizzone
già nero e muto, già muto,
mezzo morto?

Continuo a sfiancarmi in cyclette,
ma dove vado? Vibra l’impiantito
di casa, nel vorticare convulsivo, immobile.
Ma dove vado? Vado nella musica,
parto in salita, tiro la volata
sul Walhalla dei suoni che si schiudono
davanti a me, mentre lo stereo-Fafner
vomita fuoco e fiamme.
Legato alla catena di montaggio della salute,
faccio il ventilatore,
sono il mulo alla macina che produce benessere
e giro perché giri il sangue mio
(gira, gira il derviscio, ma da fermo). Ah,
schiavitù di questo sangue infermo!
Non potresti girare da solo?
Niente; sta a me, badante di me stesso, portarlo in giro.
Forse, però, sto andando contromano:
ciò spiegherebbe perché tutta la musica mi viene addosso,
invece di sospingermi. Mi ostacola, l¹infame,
quando potrebbe aiutarmi a scavallare
questo dosso, che non finisce mai.
Pesano, certe raffiche di arpeggi,
e sudo e bestemmio in piedi sui pedali
lungo il velodromo della mia stanzetta, buio
come una galleria del vento.
Visto da fuori, devo sembrare un alienato.
Visto da dentro, pure.

Nota. Questa poesia nasce dal terrore che accompagna ogni felicità, dalla
sensazione della sua spaventosa vulnerabilità. Quanto ai versi di Larkin,
che ho ritradotto, mi seguono da anni: ho deciso di impiegarli come esergo,
perché ai miei occhi essi indicano il divario tra ciò che sarebbe stato
giusto e ciò che invece è stato vero.