Uno stanco no senza fine

Come possiamo amare
due cose
in perfetta contraddizione fra loro
e che si escludono a vicenda?
Io le ho amate tutte e due
per amore della vita.

(A. Palazzeschi, Via delle cento stelle)

Ma chiedo e domando, umilmente, in ginocchio, con tutta la forza e la passione dell’anima mia, un po’ di certezza; una sola, una piccola fede sicura, un atomo di verità! […] Ho bisogno di un po’ di certezza – ho bisogno di qualcosa di vero. […] Io non ho cercato che questo. Fin da bambino non ho vissuto che per questo. […] Ma dietro ogni parete c’era il vuoto; al di là d’ogni muro c’era il buio, e l’eco era talmente singolare che ad ogni sì di speranza tornava indietro uno stanco no senza fine. […] Di ogni cosa ho visto il pro e il contro e il contro del pro; tutte le idee eran diamanti e prismi, ed erme quadriformi e sfi ngi con mille risposte a dieci domande. A nessun problema si può rispondere in una maniera sola e soltanto in quella maniera. […] Scettico io? No – disgraziatamente. Neppure scettico. Lo scettico è fortunato: una fede gli rimane, la fede nella impossibilità della certezza. […] Fra le cose possibili vi è anche questa: che la verità si trovi e che qualcuno la possegga. […] Voglio una certezza certa – anche una sola! Voglio una fede indistruttibile – anche una sola! Voglio una verità vera, anche piccola, anche meschina – una sola!
Ma una verità che mi faccia toccare la sostanza più intima del mondo; il sostegno ultimo, il più solido; una verità che s’impianti da sé nella testa e non faccia più concepire ciò che a lei contraddice; una verità, insomma, che sia una conoscenza, una conoscenza vera e propria, perfetta, definitiva, autentica, assoluta.
(G. Papini, Un uomo finito)

[Tutto questo, unito a un bell’articolo di Mimmo Cangiano sulla distinzione tra umorismo e problematico, l’ho trovato sul numero 6 di Tabard. Leggetelo.
Io con costoro devo avere una certa affinità intellettuale.
]