Da qui si vede che ho tempo da perdere

[No, non ridete di questo post, certe cose sono drammi esistenziali. In fondo ho la responsabilità di una sventurata che viene a ripetizioni, non posso dirle puttanate. Quindi, latinisti e colleghi letterandi, oltre a sparlare di Dio applicatevi a questioni più (pffff) concrete]

Haec (la res publica minor) aut Atheniensium erit aut Carthaginiensium aut alterius alicuius urbis quae non ad omnis pertineat homines sed ad certos.

C’è Seneca che sproloquia di res publica maior e minor, ovvero lo Stato filosofeggiante universale che accomuna l’umanità e lo Stato terreno e locale, che gli stava ormai un po’ sui coglioni. Parlando di quest’ultimo, dice:
Questa sarà o degli Ateniesi o dei Cartaginesi o di qualche altra città che non riguarda tutti ma determinati uomini.

Così almeno traducono le versioni su internet, nonché la più autorevole buona vecchia prof M. del corso di traduzione universitario, che me la diede per buona.
Però.
Alterius era l’altro tra due, no? Quindi torna poco, lui starebbe parlando di qualunque altra città. Invece, se rendessimo alterius aggettivo di urbis, potremmo dire che la res publica minor è “…degli Ateniesi o dei Cartaginesi o di qualcuno di (che appartiene a) quella città, fra le due (maior e minor), che non riguarda tutti ma determinati uomini”. Ehm, no?
Perorerò la mia causa adducendo le seguenti prove a mio favore:
1) Così alterius si riferirebbe effettivamente a una cosa tra due
2) Gli altri elementi del aut… aut… aut… sono popolazioni, non città; infatti Seneca era più sveglio di chi lo traduce. Dài, che cazzo vuol dire che lo stato è di una città? Sarà di qualcuno, eccheccavolo!

Ok.
Ora stroncatemi.