I luoghi giusti

“Magari bisognerà cercare nei luoghi giusti…dove conta più ciò che fai…”
e poi via con l’elenco dei ghetti possibili.

Niente, è solo un po’ di malinconia notturna, quella che viene se pensi che il mondo non è un luogo giusto abbastanza.
Ma è il mio luogo.

L’altra notte pensavo ai fallimenti accumulati – sono diventati un po’, quest’anno. Ci pensavo con una specie di pacifica consapevolezza: è stata un’esperienza, impara, metti in tasca, vai avanti; tenevo un sorriso agrodolce – lo stesso che ho addosso ascoltando certe vite non mie (vite mai mie, né fra i ricordi né fra le possibilità), mentre guardo di sbieco il gelsomino notturno…
Questa notte non avevo più voglia d’inventare scuse per una consapevolezza che pacifica non è affatto.

(Ricordo una lettera rubata: t’impegnavi per non far sentire l’emarginazione cui ci condanna la nostra civiltà… oh, cazzate, se uno lotta per una vita libera poi la ottiene.
Cazzate, certo, ‘fanculo questo vittimismo.
Cazzate.
Cazzate.
…Cazzate, vero?)

Non si può dormire sapendo l’ingiustizia irrisolvibile.
Brucia sotto la coperta, brucia
anche senza ossigeno, solo perché sa
che ci sarebbe là sopra e crede
– ma s’illude – che lo troverebbe, se solo
bruciasse quanto basta per farci un buco appena –
e poi magari spegnersi per troppa fatica,
Ma almeno la soddisfazione
d’affacciarsi fuori e dire: visto,
si brucia anche qui sotto.

Ma è il mio luogo. Ed è qui che intendo cercare.

[Non vedi cheeee Quasimodo è paaaazzo, non seeeenti…]