Inutili

Tolè

Intermezzo di pace. Pochi giorni tra una vacanza e l’altra, due chiacchiere finalmente sincere. Il tempo infinito del Villaggio, trascorso tra partite a carte coi vecchietti, gelati vinti a basket (vabbè, dai, due tiri da ferma lasciatemeli fare) e scherzi coi quindicenni.
Poi vado di notte a passeggiare sul confine della collina, guardando la valle più in basso. E da sotto sale rabbioso il grido disperante degli amori inutili, rotolati giù nei decenni, accumulandosi come cadaveri in una fossa comune di corpi sbagliati, Quasimodi aggrappati in bilico alla loro cattedrale, diventati sordi per non cadere – perché cadrebbero, si lascerebbero volare, se solo sentissero la risposta inesorabile che gli spetta e che ogni giorno quella valle gli ripete, riecheggiando tra i suoi fianchi il silenzio con cui sempre Dio risponde all’ingiustizia – perché cadrebbero, si lascerebbero volare, se solo sapessero davvero che nessuno, nessuno, nessuno prenderà a picconate la loro prigione per amarli, perché Notre Dame si può assaltare, ma soltanto per salvare belle zingare.

[Andavamo verso il campo da basket con Nicole, diceva: sei fortunata. Certo.
Spero. Forse per appena un piccolo scarto del caso, la cicogna mi ha buttato qualche centimetro al di qua del confine con chi non potrà essere amato. O forse no, ma si diventa sordi per non cadere
]