Delicatezza

Pensavo alla delicatezza. Che non c’entra coi colori o le ideologie o la religione, c’entra con l’essere umano. Poi si sgarra ogni tanto, arrivano i cinque minuti di cinismo, lo sfogo necessario, l’ironia liberatoria, certo. Ci può stare.
Solo, non avrei voglia di passare troppo tempo con qualcuno che per comunicare se stesso ha bisogno di deridere, attaccare, ridicolizzare sistematicamente qualcun altro. Qualche comunista mi dirà ch’è moralismo cattolico, qualche cattolico mi dirà ch’è moralismo comunista. Vi dirò, non è che m’importi tanto la diatriba.

Non m’importano tanto nemmeno le ragioni del deridere, né di giudicare se siano buone o no, se ci sia diritto, e tutte queste cose belle e inutili con cui ci si diverte argomentando. All’una e un quarto di una notte quasiserena, le ragioni non sanno più che dire.
Vien solo da pensare che alla gente, a qualunque altra gente, sarebbe meglio avvicinarsi sempre cauti e rabdomanti, portando stretti in mano bastante allarme bastante amore.

[Sì, quei due versi di Zanzotto parlavano d’altro, ma a me piace piegarli ai miei loschi fini, ok?]