I rapporti

sono giochi di reciproche aspettative.

Se tu ti aspetti qualcosa di buono da me, e io voglio soddisfarti, m’impegnerò e ci riuscirò.
Se t’aspetti che non abbia ho nulla da darti o da dirti, vedrai che non l’avrò davvero.

Se io credo che varrebbe la pena parlarti e cercarti, troverò il modo.
Se mi convinco che con te sarebbe inutile, che non c’è futuro possibile, resterò zitta a guardare.

E non è mica detto che ciò che uno s’aspetta e crede sia poi azzeccato. Anzi. Ci si fanno tanti di quei castelli in aria che non c’entrano un tubo con la realtà…
Così, non potendosi incazzare direttamente con quella stronza della speranza che non ci prende mai, si riversa la frustrazione sul povero Cristo di turno, colpevole di non corrispondere alle aspettative. E il povero Cristo tende a incazzarsi, ché di Cristi crocifissi e misericordiosi ce n’è stato giusto uno.

Sì, sì, tirate dritto e andate oltre. Ma in ‘ste dieci righe di post sgangherato c’è il 70% dei drammi umani, fidatevi.

[Appunti dopo una festa]