VIII Lettera a Dio

Caro Dio,
qui parlano troppo di te. Ne parlano tanto che ti hanno chiamato Parola – solo che poi la Parola la scrivono loro. Naturalmente anch’io faccio più o meno la stessa cosa, con la mia religione autogestita, ma almeno ho l’umiltà del dubbio. O forse la presunzione di non poter sapere.
Un po’ me la sono cercata, bisogna ammetterlo. Troppi gruppi in una volta portano all’overdose cattolica – e non dicono in realtà niente di nuovo. Ognuno ti canta in modo diverso, chi più lirico chi più schitarrante, ti appiccica addosso qualche fronzolo particolare, e poi? La verità continua a non sapersi. 
Invece quel tuo cappellano reazionario è sempre più convinto di averla in tasca. Non trovi sia buffo, come sta tutto dritto, come si stravacca all’indietro sulle sedie ostentando sicurezza? Non te la sei fatta una risatona cosmica sentendolo declamare le virtù della sofferenza? Dico, l’avessi sentito mentre stavi lì a contorcerti appeso alla croce, per me un divino sputo in un occhio gliel’avresti mollato.
Ma lui ha ragione.
Lui ha sempre ragione: come la Chiesa. L’hanno deciso tra IV e V secolo, se non mi sbaglio, sprecandosi in decretali: papa erede di Pietro, papa ha il diritto di decidere, giudizio del papa inappellabile. Stabilito in una quarantina d’anni e tre papi. Poi qualcuno non c’è stato e ogni tanto litigavano, ma alla fine hanno vinto.
E i cristiani son rimasti fottuti.

Caro Dio, in effetti è vero che lui ha ragione.
Sono io che ho torto.
Come dire, se ti iscrivi al circolo della briscola, significa che ti piace giocarci. Conosci le regole e le segui. Se non vuoi, non è che inizi a contare i punti di settebello e primiera, semplicemente molli. Ti iscrivi al circolo della scopa.
Perciò ho torto, e non ho il diritto di lamentarmi. A voi piace così, ci credete, godete a fustigarvi e illudervi? Crepate e risorgete per i fatti vostri. Io mi iscrivo a un altro circolo. O mi dò al solitario.

Sai, Dio, ogni tanto ho un po’ di nostalgia di te. Ecco, ora qualche ciellino ricorderà che tutti gli uomini hanno nostalgia di Dio e ciò dimostra che non si trova pace che lì e blablabla. Sì, don M., nella mia prossima vita leggerò anche la Confessioni.
Ma vedi, Dio, sai bene che si ha nostalgia anche delle illusioni, delle cattive amicizie perdute, delle pessime strade ormai abbandonate; mancano ancora solo perché c’è rimasto impigliato un po’ di tepore a brandelli. Come l’infanzia che s’idealizza. Quindi la nostalgia non dimostra niente.

E adesso, giusto adesso che non ha più senso, stanotte dopo aver sentito due ore di ringraziamenti a un Dio che annega gli egiziani, mi ritrovo sempre più impelagata nei rituali già visti.
Caro Dio, se sbirci nella tua contabilità peccatoria, dovresti notare che, tra le duecento colonne a me riservate, di solito non è citata la volontaria ipocrisia. Far la farisea è proprio una cosa che mi schifa. Magari ti mando a quel paese, ma con sincerità.
Quindi in questo momento mi schifo abbastanza.
Spero apprezzerai almeno l’onestà di rinnegarti per tre volte, tacendo il Credo.

Poi magari il gallo canterà, io piangerò e ci rivedremo. Ma non saprei.

Ah, un’ultima cosa. Nel caso in cui fossi risorto (tu o tuo figlio, insomma, dovrebbe essere più o meno uguale), e se lì alla destra del Padre (poi mi spieghi bene qual è la destra e la sinistra di Dio) arrivasse il collegamento a internet, e quindi se tu potessi veramente leggermi, ecco, oltre a maledirmi per eccesso di subordinate ipotetiche, sarebbe carino se mandassi, che so, una ricevuta di ritorno, un francobollo speciale del Paradiso a tiratura limitata, una cartolina firmata di tuo pugno; meglio ancora una firma digitale con certificato di validità (e controlla il lucchettino di explorer, in basso a destra). Le madonne in lacrime e le stimmate ormai hanno perso attendibilità, sai, siamo in un’epoca relativista e scientifica.

Dai, non te la prendere. Si scherza un po’. Lo sai che se esistessi ti vorrei bene.
Non ce la posso fare a crederti, no. Però spero che, quando s’alzeranno a lapidarmi, qualcuno li fermerà dicendo: ha molto amato.
Sicuramente in modo distorto e parziale ed egoista, ma non penso che quella puttana grondasse amor cortese; quindi, se l’hai detto a lei, qualche speranza ce l’ho.