Non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima

Dott. – E così ha problemi ad adattarsi.
I – Esatto. Credo di essere insofferente alle convenzioni sociali
D – Una società si fonda su convenzioni. Non può esimersi dal seguirle.
I – Non è una scelta volontaria, è più forte di me. Dovrei violentare la mia personalità.
D – Non usi questi termini estremi. Si tratta di… “modellare”, plasmarsi su dei modelli di convivenza civile.
I – Come? E il famoso “sii te stesso”?
D – Signorina, se vuole fare l’idealista, poi non si lamenti delle conseguenze. Scenda sulla terra, e si adatti.
I – Ma… io… non so come fare
D – Tutte le persone si uniformano, non vedo perchè lei non dovrebbe esserne capace. Deve innanzitutto volerlo. La verità è che lei, in fondo, crede di essere nel giusto.
I – …
D – Si sente superiore, vero? Crede che chi si agghinda e si abbellisce lo faccia perchè non ha di meglio dentro, non è così? Lei è malata di superbia, signorina
I – …No… no! A me non importa quel che fanno gli altri. Io so che non mi sento di fare così, punto. Riguarda me, e basta.
D – Lei non vive da sola. Ci sono milioni di occhi affilati pronti a giudicarla. Nulla di ciò che fa riguarda solo lei. Perseguendo nella sua testardaggine, la sua situazione non potrà che peggiorare.
I – Ma io… io credo che la gente dovrebbe apprezzarmi per come sono
D – Per come è? Si è mai domandata com’è? Si veste da disadattata, non ha alcuna cura di se stessa, non si informa degli argomenti di comune interesse adolescenziale e discorre di filosofia solo per darsi arie da intellettuale…
I – ………….
D – …In più, scrive in un blog deliri introspettivi che la fanno sembrare di anni più grande! Sa che questo mette la gente in soggezione? Come può un diciottenne normale sentirsi a suo agio a parlare con lei?
I – Beh… ci sono persone che amano parlare con me!
D – Certo, quando sono disperate e non trovano differenza fra sfogarsi con lei o con un muro!
I – …
D – In ogni caso, ci sono regole sociali da rispettare. Non si può andare in discoteca vestendo magliette da due euro, signorina. Né tenere i calzini nei sandali. Sa che si rende ridicola?
I – …
D – O vogliamo parlare dei capelli? Sa che starebbe bene con gli orecchini?
I – Non… non mi ci trovo. Non mi riconoscerei dentro vestiti e maschere altrui. Mi dispiace, tutto ciò non mi appartiene.
D – Non si preoccupi, è solo questione di abitudine. Si lasci aiutare, e le cose cambieranno.
I – …Dovrei… dovrei cambiare? Uscirne sconfitta? Rinunciare a me stessa?
D – Non sia tragica. Tutti lo fanno, e vivono comodamente, con molti meno problemi di lei. In fondo l’uomo cerca la felicità, e costoro la trovano.
I – Ma io non potrei vivere falsamente!
D – E’ così importante sapere di essere nel matrix, signorina?
I – …
D – Lei vuole essere felice?
I – …Come tutti
D – Allora, faccia come tutti.
………………………………..
D – Lo facciamo per lei, signorina.
D – Comoda, comoda, si stenda.
D – Si rilassi… piano.. così…
D – Dorma… bene…
D – Dorma…
D – Sttt.

Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri
e difficili, ma io vedo chiaro
e so che in fondo sono solamente
metri e gessetti con cui misurate
e segnate – segnate e misurate
senza stancarvi.

Sfilate spilli di tra le labbra, come una sarta:
me li appuntate sull’anima
e dite: “Qui faremo un bell’orlo.
Dopo starai tanto meglio.”

Io non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima!
Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo,
ebbene, non voglio entrarci.

Sono un poeta: una farfalla, un essere
delicato, con le ali.
Se le strappate, mi torcerò sulla terra,
ma non per questo potrò diventare
una lieta e disciplinata formica.

(Margherita Guidacci)