Cos’è?

Einaudi è bello. Cioè, non lui, ch’è un omuncolo pelato, immobile al pianoforte nonché vagamente borioso – esce e rientra tre o quattro volte per prendersi gli applausi; intendo i suoi pezzi.
Insomma, alcuni. Ho avuto qualche istinto omicida nei confronti del berlinese seduto a quel computer-consolle-mixer sul palco, che sparava suoni elettronici ripetitivi e ossessionanti come accompagnamento – come se non fosse già abbastanza ripetitivo il Ludovico, suonicchiando cosette che so strimpellare perfino io, il che è tutto dire. Si stesse zitto, il ragazzetto berlinese elettronico, e mi lasciasse sentire gli strumenti; se il pianofortino restava spesso mono-nota, almeno gli archi avevano un loro perché.  
Ovvio, tutto molto melodico-banale-commerciale-colonnasonorico, ma essere ignoranti ha il privilegio di non sentirsi obbligati a tirarsela, e di poter ascoltare qualcosa di plebeo senza dover ostentare sprezzante schifo.

 
Ludovico Einaudi, Divenire

Poi siamo uscite, io e l’altra appassionata di pianisti d’accatto, girando intorno alle case di notte. Chiede dell’incontro in cui non c’era, le spiego che soliti noti come me si sono infervorati col don sulle solite cose – la Chiesa, ma chi mi garantisce, chi ha il diritto di decidere, che c’entra il papa; e la Verità in quale tasca la trovo?
Si siede sul marciapiede, aspettando mio padre. I soliti noti, ride, beh tu i tuoi dubbi li dici, guarda che fai bene.

Ma tu – eccola che arriva, la domanda difficile, è qui sospesa nella pausa che sceglie come chiedere – tu… cioè… vai a messa… insomma…?
Buffo come sia sempre troppo imbarazzante chiedere soltanto: tu credi?
[E voi chi dite che io sia?]

Allora ho raccattato in fretta le parole, cercandole già mentre le dicevo – come si fa quando il momento giusto rischia di scappare, distratto da un’auto un piccione o un graffito strano sulla casa accanto – ma si sono accatastate imprecise e un po’ gridate, approssimando una risposta che non sapevo. E’ che si ostinano a voler spiegare tutto, a me andrebbe bene credere che c’è qualcosa, tanto non potrai mai sapere… e invece quelli dicono No! Tu devi credere a questo e a quest’altro inutile dettaglio…

[Lui aveva più tempo per scegliere le parole:

Ma Dio cos’è?

E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
e accoglie
gocciole di stelle
e la pianura muta

E si sente
riavere]