E ora c’è anche la me diciannovenne

Da: monaca eretica
"Pensavo… Hai 19 anni… Sei piccola da morire e a volte me lo scordo, per come sei e come pensi. Più si va avanti e più del tempo si ha una percezione strana: i miei 19 anni mi sembrano ieri e allo stesso tempo sono successe così tante cose e ci sono così tante me dietro che mi sembra un secolo"

Così tante me. Pensavo qualcosa del genere poco fa, aspettando i gelati che non arrivavano mai, insieme ai rimasugli sgangherati della classe raccolti attorno al tavolo di un pub. L’ho pensato anche tornando, quando abbiamo incrociato un’ex prof della prima: "siete cambiati tantissimo", "faticavo a riconoscervi".
Anch’io, ogni tanto. Chi era pure quella a cui bastava un saluto? E quell’altra, che si precipitava al telefono? Per non parlare di quella che stava ore alla finestra, senza poter uscire. Quella che scriveva lettere patetiche, invece? E l’altra che al gruppo non parlava mai, l’avete vista? Magari era insieme a quella che aspettava di veder passare Luca. O forse con quella che si tormentava per i troppi invasori di privacy in casa?
[Comincio a ricordare sempre meno. Conosco i fatti, però la sensazione non è più viva. Cadono le vecchie me, a una a una, suicide: sacrificate perché le nuove, arrivando, non se ne vergognino, né si sentano in dovere d’orgogliosa coerenza; ma libere reinventino un’identità diversa – anche sapendo di cestinarla in breve.]
Poi è ovvio, resto la solita cogliona che spera, s’affeziona, aspetta, s’illude, si ribella, chiude, rinuncia per un giorno e alla fine ricomincia a correre ancora più veloce verso qualche mulino a vento. Cambia giusto il modo, l’intensità, il colore; a volte, anche le persone attorno, i soggetti dei pensieri. Per questo una speranza nuova, guardandone una vecchia, sorride di sufficienza: si crede chissà chi, soltanto perché sa già com’è andata a finire la vecchia storia, e può guardarla dall’alto in basso, sfottendola. Finge di non riconoscerla; altrimenti, sarebbe costretta ad ammettere che anche lei, speranza nuova, non è poi tanto diversa. Ha solo imparato a travestirsi un po’, per sopravvivere.