Sono tornata al Fermi

(perché quel ma io torno era una promessa. E tornerò ancora) e ho incrociato qualche anima persa vagante per i corridoi.

C’era Pardino sulla porta, con la paglia (toh, come due anni fa; giusto qualche chilo e un po’ di rabbia in meno): sorrisone, bella prof, come va, di nuovo qui, e tu che farai, lettere? Ah beh, una soddisfazione!, in bocca al lupo, anche a lei.
E’ passata la Gras, l’ho salutata di sfuggita; con Sisti ci siamo presi in giro, prof ho deciso di reiscrivermi in prima, va bene?

E’ stato in qualche modo rilassante scoprire che, ormai, sono fuori dal gioco; per cui non devo battermi per niente e contro nessuno, non conta più se insegnano bene o male, se mi fanno incazzare, se la Preside fa così o colà; non importano le dispute sui mezzi voti e le arringhe per difendere la squadra dall’arbitro – cornuto – che sicuramente ha assegnato un rigore, ops, un debito dubbio. 
Ci sarà qualcun altro, adesso, ad occuparsi del Processo al Professore. Quanto a me, ho finito; e non ho voglia di ricorrere in appello. Tenetevi i rancori, se ci siete affezionati; io vivrò meglio rinunciando a stabilire se tizio è stronzo oppure no.

Invece, ho voglia di tornare in pace, giusto a salutare un po’ di persone.