Può bastare

mare da un traghetto in costa azzurra

[Pars destruens] 

Non è stato epico; non è stata più una novità, com’era l’anno scorso; non mi sono stupita di poter finalmente ragionare sulle cose, far domande e discussioni notturne su Dio. Ormai mi sono abituata troppo bene, e non basta più stare in camera con quattro piacevoli persone, di quelle che non vorresti perder di vista, né restare in terrazza fino alle quattro scoprendo qualcuno che finalmente si racconta un po’. Non basta infervorarsi al bar difendendo i gay, trovarsi d’accordo con un ateo fuori dal coro, parlare e ridere la sera, mentre gli altri ballano la salsa.
Soprattutto, non basta un quarto d’ora di messa simpatica e un po’ biascicata; potersi inventare le preghiere dei fedeli non è più una novità – e c’è stato forse un gruppo dove alla predica si partecipa anche meglio. Non basta sentir raccontare confusamente la vita dei santi al mattino, né quegli incontri in cinquanta sui foglietti che scrive il prete – qualche domanda si trae anche, ma le risposte faticano a colpirmi, come suonassero già sentite, solite parole un po’ rimescolate.

[Pars construens] 

Si dicevano tante cose, la notte con Betta prima di dormire; all’inizio dei suoi uomini, poi delle opinioni che non condividiamo, infine di noi. S’è discusso anche fino a litigare, ché siamo ugualmente testarde; ma mi sono anche messa in gioco, finalmente parlando di me.
Certa gente ragiona molto sui rapporti, s’interroga su come inserire questo, come far cambiare quell’altro; c’è un clima di corresponsabilità, per cui il destino dell’altro t’interessa talmente che spesso rischi d’intrometterti nella sua libertà. Non sempre questo piace alla mia tolleranza un po’ ignava, ma so che l’intenzione è buona. 
Con alcune persone comincia a sedimentarsi la conoscenza, pur se coltivata saltellando fra i mesi, qualche parola a settimana. C’è appena qualcosa in più da dirsi, un pezzetto di vita condivisa che s’allarga, concedendo un paio d’argomenti in più di cui parlare. D’estate si stringe la confidenza, poi si dimentica, fra lo studio e le distanze. A questo ritmo, servirà tempo per costruire rapporti seri; ed è un peccato, perché molta gente m’incuriosisce.

[Quindi]

Spiritualmente, il campo AC vince dieci a zero contro San Giacomo. Incontri molto più brensi, fitti, numerosi e approfonditi – o forse soltanto s’incastrano meglio alle mie domande. Quelli di SG diventano interessanti soprattutto quando nascono spontaneamente, di notte o sulla spiaggia; ma servono le persone giuste, il momento adatto, e la reazione non è semplice da ottenere. Quanto al prete, per adesso col sangiacomino non ho uno straccio di rapporto personale – e così, a naso, non lo prevedo in breve termine. In fondo sono solo una briciola persa nel mucchio di iniziative che deve reggere.

Da tutti gli altri punti di vista, le vacanze sangiacomine sono speciali a loro modo, con quelle serate assurde, la convivenza in appartamenti, il mischione di età ed esperienze, la particolare convinzione di molti e lo scetticismo di altri, il forte senso di appartenenza e così via.
Ma speciali, soprattutto, sono le persone. E questo può bastare.

[Sul diario della vacanza di Eleonora ho scritto: “non so se e per quanto San Giacomo resterà sulla mia strada. Ma di certo ci resteranno i sangiacomini, perché, anche andando per vie parallele, c’è sempre qualche traversa, in mezzo, dove incontrarsi”]