basterebbe
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basterebbe
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che c’è l’estate appollaiata alla finestra, ed è abbastanza notte perché salga solo lei e nessun rumore – tranne Gaber, piano piano, che dal computer si domanda quando saprà amare –
e che si parla a una cornetta sul lettone a luce spenta, di tutto e niente, per compagnia – e una strana dolcezza, a capolino fra l’ironia
càpito su foto d’altri tempi – e paure, innamoramenti – tirando nuove righe su nomi vecchi,
come cancellando voci nell’elenco dei "da fare", – qui invece, soltanto, da lasciare.
(Ma lasciarsi non come decisione: depennare è una constatazione,
amichevole come dopo un incidente
un signore distinto a bordo strada,
che cortese esponga la dinamica dei fatti
con metà corpo spezzato ancora dentro le lamiere.)
"C’è una discrepanza tra il sogno e la realtà, notevole… però vabbè…può anche succedere che qualche sogno non s’avveri, non è una tragedia… è un dolore.
La vera tragedia è quando abbiamo la stessa voglia, lo stesso amore, la stessa passione, nello stesso identico tempo, per un sogno e una realtà che si escludono a vicenda. La tragedia è quando si mischiano. Quando non sappiamo più a chi dare ragione. E la felicità invece è poter abitare queste due stanze separatamente e voler bene sia alla realtà che al sogno… insieme o divisi."
(Roberto Vecchioni)